giovedì 4 settembre 2014

Adotta una tamerice a distanza

Premessa: mi rimangono tutte le perplessità (e differenza di vedute) sulla scelta dell'utilizzo di essenze alloctone (provenienti dall'Oceania o chissà dove), preferite a specie autoctone.
Però ....
- se le foto sono realmente un campione significativo di uno stato di salute precario;
- se i costi per fare manutenzione e sostituzioni sono poco redditizi;
- se avere piante così facilmente deteriorabili rappresenta un rischio per l'incolumità delle persone di avere un ramo in testa in qualsiasi momento, trattandosi peraltro di un lungomare, quindi esposto anche a venti forti;
...
quando sarà (se mai lo sarà) pubblicata una nota che ci chiarirà se "I dubbi sulla nuova strage" restano o se sono stati (tutti o in parte) dissipati? Chi ha avuto, magari giustamente, modo di dolersi nel vedere "Estripate le tamerici sul lungo porto", si sente un po' meno triste, oggi? E' stata effettivamente "un’azione decisamente avventata e ingiustificata", come ha tuonato in una nota legambiente, quella con cui "sono state distrutte una quarantina di tamerici, da decenni presenti sul lato mare di via Lungara Porto" ovvero una giustificazione concreta c'era (iter amministrativo a parte)?
Chissà. Io non lo so; mi domando, però, una cosa: stante il fatto che una parte delle essenze espiantate sarebbero state invasate in attesa di essere ricollocate in qualche altra parte del paese, fra tutti coloro a cui ha sanguinato il cuore nel vedere questo patrimonio dell'umanità scomparire alla vista e diventare legna da ardere, rifiuto da compostare o chissà cos'altro, ci sarà qualcuno che ha un giardino in casa sufficientemente ampio da poter ospitare una di quelle tamerici salvate e sopravvissute al vandalismo ed all'ignoranza istituzional-amministrativa? Ci sarà qualcuno (o un suo parente) che ha una villa, in campagna, a San Materno/Brenca o sulla litoranea per Cozze o da qualche altra parte, in cui potrebbe trovare posto una sventurata tamerice orfanella sopravvissuta al massacro?
Ne guadagnerà la povera e, ne sono certo, ne guadagnerà l'autore del generoso gesto, felice di svegliarsi al mattino e, spalancando le finestre, trovarsi di fronte lei, la tamerice.
In alternativa, potrebbe partire una iniziativa benefica ed umanitaria: "Adotta una tamerice a distanza"; con solo pochi euro al mese sarebbero garantite innaffiature, trattamenti fitosanitari e potature periodiche che garantirebbero alle umili un futuro dignitoso, rigoglioso e pieno di soddisfazioni e poetica. E magari anche detraibile.
Virgilio, da lassù, ne sarà fiero ed orgoglioso.

lunedì 1 settembre 2014

Noi (non) siamo razzisti

"Io non sono razzista, sono loro che sono ..."
Che sono cosa?
La figlia di Latorre ha tutti i motivi per lamentarsi del fatto che il padre stia ancora in India, vittima della sua mira, di un governo indiano più ridicolo di un film di Bollywood mal riuscito, di un governo italiano incapace a tutto.
Il problema, qui, è un altro e rimanda ad un altro tema: l'Italia è un paese razzista?
Come misuriamo il razzismo, il grado di intolleranza verso gli stranieri da parte degli italiani?
Difficile dirlo; difficile perchè ogni caso ha un suo meccanismo mentale, un percorso psicologico che porta alla relativa reazione.
Una cosa, però, è certa: non appena c'è la possibilità di associare un problema, una situazione di difficoltà, una condizione che ci causa malessere, ad una popolazione in cui il colore della pelle tende mediamente a tinte più oscure della nostra, allora scatta, infallibile ed inesorabile, l'insulto razzista, la reazione xenofoba, che si materializza verso un obiettivo che magari in quel momento non c'entra nulla (cosa c'entra l'india con gli immigrati in fuga da Siria, Ruanda, Sudan, ecc.; cosa c'entrano i bambini, cosa c'entrano i neonati?).
Difficile immaginare la figlia di un generico Latorre urlare contro gli immigrati o prendersela con il governo del proprio paese (di merda, parole sue, mica mie, eh?) nel caso in cui egli fosse trattenuto, chessò?, in Svizzera, in Austria, in Canada per avere sparato ed ucciso un paio di pescatori di trote o di salmoni a pesca lungo il Danubio o l'Ontario.
Invece, cosa scatta nella mente dell'italiano medio, di chi commenta questa notizia (non mi riferisco solo alla figlia di Latorre), di quelli che, per esempio, scrivono sui social network cose analoghe a quelle scritte dalla figlia del marò pugliese: "date i soldi agli immigrati e i marò marciscono in India"; "quelli ci tolgono il lavoro ed intanto i nostri ragazzi (?) sono lasciati soli", e via dicendo, quando c'è da urlare contro pigmenti "diversamente pallidi" ?
La risposta la conosciamo tutti.
Perchè, "Noi non siamo razzisti, sono loro ..."