“Dove abiti?”
“In Via Falcone e Borsellino”
“Perché? C’è una Via Falcone e Borsellino qui a Mola? e dov’è?”
...
O magari preferite:
“Pronto? Mi scusi sono il tecnico dell’impianto termico: mi spiega dove è Via Falcone e Borsellino? Sugli stradari non c’è”
...
Fare altri esempi non serve. Direte voi: capita che quando vengono rinominate le strade di un paese o una città, ci vuole tempo affinché la nuova denominazione venga registrata, memorizzata, recepita dagli enti, dagli stradari, dagli “street viewers” che ci mappano fino al centimetro. Lo so, ci mancherebbe. Certo, ci vuole tempo. Eppure è dal 2003 che io so che questa strada non è più, banalmente, la Traversa Via Piero Delfino Pesce; evidentemente gli amministratori dell’epoca ritennero corretto rinominare una via semi-nascosta, una strada privata, poi diventata, mi dicono: privata ad uso pubblico (sono soddisfazioni, eh?), e ora chissà come è classificato questo buco di cXXo di strada che qualcuno ritenne di classificare appiccicandogli un nome qualunque.
Un nome qualunque.
Me la immagino la scena: bigliettini sparsi sulla scrivania, nomi vari di luoghi o personaggi più o meno famosi: "vediamo qui chi ci mettiamo? Traversa Via Enrico De Nicola … beh, questo qua è stato un Presidente della repubblica, moh gli appiccichiamo in questa strada un altro presidente, vediamo chi sta … ah, ecco: Sandro Pertini. Poi, qui ci mettiamo i Fratelli Cervi .. Pietro Nenni qui … beh, si, bella grande oh! Pietro Nenni merita, che cavolo … e questa strada qua cos’è? Traversa Via Piero Delfino Pesce … e dov’è?"
“OH, SAVERIO, DOV’E': TRAV. PIERO DELFINO PESCE?”
“E cia n sacc!”
“OH uagnù, alle spalle di dove stava Aliblu … che sta quella madonnina …”
“AHHHH si si … che si entra pure da dietro … facc mbrond a ‘ddo s tras p scì a Port C’lomm?”
“Sèin!”
"... mmmmm ... E mo’ che nome gli diamo … vediamo un po’ … ah beh, sono avanzati questi due … Giovanni Falcone e Paolo Borsellino … ma si, va’, mettiamoci solo i cognomi, sennò è troppo lunga: Via Falcone e Borsellino"
…
Vent’anni fa il 23 maggio una bomba di potenza inaudita sventrava l’autostrada in località Capaci al passaggio del magistrato antimafia per eccellenza, Giovanni Falcone. Moriva lui, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
E due mesi dopo, il 19 luglio, in Via D’Amelio il suo collega, l’uomo che al fianco di Giovanni Falcone combatteva la mafia in Sicilia ed in Italia e nel mondo, Paolo Borsellino, moriva insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Oggi sono vent’anni da quei tragici eventi. Due nomi che tutti ricordano, con rispetto e stima. Due uomini, due eroi. Forse gli ultimi veri eroi di una patria che da tempo non esiste più. Una patria che oggi si chiama stato, una entità che un tempo era una Nazione guidata da politici e rappresentanti del popolo, e che oggi viene rappresentata da ladri, faccendieri, puttanieri, gabellieri e tecnici.
Una terra dove c’erano gli uomini, ora è terreno fertile per “i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”.
Anche qui a Mola si ricordano questi due magistrati morti in una guerra contro la mafia. Incontri, concerti, qualche discorso al Teatro, al Castello, nella Sala Consiliare, la partecipazione delle scuole.
...
Le cerimonie non fanno per me. Io, nel mio piccolo, la mia piccola cerimonia preferisco, ho preferito farla, da solo, alle otto, prima di accompagnare il pupo a scuola; soffermandomi all’inizio di questa piccola stradina, discreta e semi-nascosta, dove qualche operaio addetto al minuto mantenimento, alcuni anni fa, sovrappose alla vecchia scritta “Trav. P.D. Pesce”, con uno spray nero sul travertino, i nomi di Falcone e Borsellino. Mi soffermo con il giovane Luca spiegandogli che la grandezza di un uomo non la fanno i ricordi in pompa magna, ma quello che uno fa durante la sua vita.
E pazienza se, poi, ti “dedicano” una strada buia e destinata a restare sconosciuta ai più, mentre si scoprono targhe in ogni dove tranne che nel luogo in cui, teoricamente, quell’uomo, quegli uomini vengono, dovrebbero essere ricordati.
Nel paese il cui simbolo è la Civetta, non c’è modo di dare il giusto risalto agli uomini. Strana la vita.
...
“Dove abiti?”
"In Via Falcone e Borsellino”
“E dov’è?”
“Hai presente dove oggi si fanno le cerimonie e dove si ricordano questi due uomini ogni 23 maggio e 19 luglio? Beh, da tutt’altra parte. Vuoi sapere dov'è Via Falcone e Borsellino? Beh, hai presente dove prima stava Aliblu e ora c’è l’ARCI … che sta pure un elettrauto? Dietro”
“In Via Falcone e Borsellino”
“Perché? C’è una Via Falcone e Borsellino qui a Mola? e dov’è?”
...
O magari preferite:
“Pronto? Mi scusi sono il tecnico dell’impianto termico: mi spiega dove è Via Falcone e Borsellino? Sugli stradari non c’è”
...
Fare altri esempi non serve. Direte voi: capita che quando vengono rinominate le strade di un paese o una città, ci vuole tempo affinché la nuova denominazione venga registrata, memorizzata, recepita dagli enti, dagli stradari, dagli “street viewers” che ci mappano fino al centimetro. Lo so, ci mancherebbe. Certo, ci vuole tempo. Eppure è dal 2003 che io so che questa strada non è più, banalmente, la Traversa Via Piero Delfino Pesce; evidentemente gli amministratori dell’epoca ritennero corretto rinominare una via semi-nascosta, una strada privata, poi diventata, mi dicono: privata ad uso pubblico (sono soddisfazioni, eh?), e ora chissà come è classificato questo buco di cXXo di strada che qualcuno ritenne di classificare appiccicandogli un nome qualunque.
Un nome qualunque.
Me la immagino la scena: bigliettini sparsi sulla scrivania, nomi vari di luoghi o personaggi più o meno famosi: "vediamo qui chi ci mettiamo? Traversa Via Enrico De Nicola … beh, questo qua è stato un Presidente della repubblica, moh gli appiccichiamo in questa strada un altro presidente, vediamo chi sta … ah, ecco: Sandro Pertini. Poi, qui ci mettiamo i Fratelli Cervi .. Pietro Nenni qui … beh, si, bella grande oh! Pietro Nenni merita, che cavolo … e questa strada qua cos’è? Traversa Via Piero Delfino Pesce … e dov’è?"
“OH, SAVERIO, DOV’E': TRAV. PIERO DELFINO PESCE?”
“E cia n sacc!”
“OH uagnù, alle spalle di dove stava Aliblu … che sta quella madonnina …”
“AHHHH si si … che si entra pure da dietro … facc mbrond a ‘ddo s tras p scì a Port C’lomm?”
“Sèin!”
"... mmmmm ... E mo’ che nome gli diamo … vediamo un po’ … ah beh, sono avanzati questi due … Giovanni Falcone e Paolo Borsellino … ma si, va’, mettiamoci solo i cognomi, sennò è troppo lunga: Via Falcone e Borsellino"
…
Vent’anni fa il 23 maggio una bomba di potenza inaudita sventrava l’autostrada in località Capaci al passaggio del magistrato antimafia per eccellenza, Giovanni Falcone. Moriva lui, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
E due mesi dopo, il 19 luglio, in Via D’Amelio il suo collega, l’uomo che al fianco di Giovanni Falcone combatteva la mafia in Sicilia ed in Italia e nel mondo, Paolo Borsellino, moriva insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Oggi sono vent’anni da quei tragici eventi. Due nomi che tutti ricordano, con rispetto e stima. Due uomini, due eroi. Forse gli ultimi veri eroi di una patria che da tempo non esiste più. Una patria che oggi si chiama stato, una entità che un tempo era una Nazione guidata da politici e rappresentanti del popolo, e che oggi viene rappresentata da ladri, faccendieri, puttanieri, gabellieri e tecnici.
Una terra dove c’erano gli uomini, ora è terreno fertile per “i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”.
Anche qui a Mola si ricordano questi due magistrati morti in una guerra contro la mafia. Incontri, concerti, qualche discorso al Teatro, al Castello, nella Sala Consiliare, la partecipazione delle scuole.
...
Le cerimonie non fanno per me. Io, nel mio piccolo, la mia piccola cerimonia preferisco, ho preferito farla, da solo, alle otto, prima di accompagnare il pupo a scuola; soffermandomi all’inizio di questa piccola stradina, discreta e semi-nascosta, dove qualche operaio addetto al minuto mantenimento, alcuni anni fa, sovrappose alla vecchia scritta “Trav. P.D. Pesce”, con uno spray nero sul travertino, i nomi di Falcone e Borsellino. Mi soffermo con il giovane Luca spiegandogli che la grandezza di un uomo non la fanno i ricordi in pompa magna, ma quello che uno fa durante la sua vita.
E pazienza se, poi, ti “dedicano” una strada buia e destinata a restare sconosciuta ai più, mentre si scoprono targhe in ogni dove tranne che nel luogo in cui, teoricamente, quell’uomo, quegli uomini vengono, dovrebbero essere ricordati.
Nel paese il cui simbolo è la Civetta, non c’è modo di dare il giusto risalto agli uomini. Strana la vita.
...
“Dove abiti?”
"In Via Falcone e Borsellino”
“E dov’è?”
“Hai presente dove oggi si fanno le cerimonie e dove si ricordano questi due uomini ogni 23 maggio e 19 luglio? Beh, da tutt’altra parte. Vuoi sapere dov'è Via Falcone e Borsellino? Beh, hai presente dove prima stava Aliblu e ora c’è l’ARCI … che sta pure un elettrauto? Dietro”