venerdì 30 settembre 2011

Quorum prodest?

Nel paese delle contraddizioni quale è l'Italia, non fa specie il fatto che la più alta espressione della volontà popolare, il referendum, sia l'evento più ignorato, dimenticato, bistrattato, sottovalutato dai media.
In taluni casi perfino osteggiato.
E figuriamoci, dunque, se anche solo la pubblicità (nel senso forse più "etimologico" del termine, ossia il rendre pubblico l'evento) data alla fase di raccolta dele firme, potesse trovare spazio sui media italiani.
Eppure ...
Eppure anche stavolta eccolo lì, quello che non può più essere defimito un miracolo. Il miracolo, a meno che tu non sappia camminare sulle acque senza essere Peter Sellers, dovrebbe essere qualcosa di episodico, straordinario. Ed invece ancora una volta, eccole lì, valanghe di firme accumulate e pronte per essere validate e dare così il via alla consultazione (che assumerà i toni, facile profetizzarlo, del plebiscito) popolare.
Cosa si può dire a margine di ciò? Probabilmente tante cose. Fra queste forse la più sorprendente riguarda la incredibile capacità di sottovalutare la esasperazione popolare da parte di una classe di governo oramai bollita e fuori luogo.
Un tempo, era il comuncatore, colui il quale sapeva annusare gli umori popolari, prima, più e meglio di tutti.
Ora, probabilmente un po' sarà per l'età, un po' perchè a furia di annusare la figa gli si sarà sconfigurato il sistema olfattivo (l'altro era l'avvocato, ma per ben altro che non il suadente aroma umido), ma il comunicatore ha interrotto il filo conduttore con il suo elettorato, con la gente, con la piazza.
E più le iniziative provengono da partiti che poi misurano i loro esiti elettorali in maniera sproporzionata rispetto al "consenso" referendario, e quindi più evidenti sono i segnali, gli avvisi che il popolo elettore lancia al capo, meno costui si sforza di convincersi che qualcosa non va ed il terreno gli sta franando sotto i piedi. Sotto di lui e sotto i piedi di quei tanti nani, ballerine, arroganti, incapaci e leccaculo della sua corte dei miracoli.
Dice: Berlusconi è al tramonto. Ovvio. Uno il destino se lo segna da solo.
Se uno non capisce che l'elettorato, il popolo non può fare a meno della preferenza quando viene chiamato a scegliere, se uno davvero crede che il popolo sia così bue da non capire che la lsta bloccata sia solo e soltanto il modo certo per mettere dentro i propri nani, ballerini, arroganti, incapaci e leccaculo di cui sopra, allora è giusto che ilsuo destino di declino sia segnato irrimediabilmente.
Che poi, se io vedo che perfino la legge elettorale è per il tuo mero tornaconto, come posso poi credere che le leggi in tema di giustizia, fisco, non siano in linea con le necessità personali? E cacchio, un minimo di pudicizia. Fai almeno finta di far credere al popolo che ti affidi a lui, che è lui il sovrano che sceglie. Che scegli ei tuoi fidati, ma che sceglie. Invece no. E allora, che vuoi?
Vabbè, fra un po' ci sarà l'ufficializzazione del raggiungimento del numero minimo delle firme, la Corte Costituzionale si esprimerà favorevolmente per il referendum, ci sarà qualhe manfrina in Parlamento per provare a trovare un accordo per votare una legge che eviti il referendum spendendo altri quattrini (tanto, comunque si dovrà votare una nuova legge visto che per ora si punta solo ad abrogare il vecchio), accordo che non arriverà, si andrà a voatre ... forse, quando, come, boh? Ma per intanto, il capo sta perdendo ancora ed ancora, ed i suoi giovani ultrasessantenni continueranno a provare a mantenerlo a galla per mantenere a galla se stessi.
Penso, però, con una certa tristezza ai radicali. Gli unici che in tanti anni mi hanno realmente fatto emozionare con alcune loro iniziative. Penso ai referendum da loro promossi contro tutto e contro tutti, quando le firme si raggiungevano quando non c'era la pluralità dell'informazione, quando non c'era internet, quando non c'erano blog, forum e social network, quando l'unico strumento erano i tavoli nelle piazze e radio radicale, per chi la prendeva, per dove arrivava il segnale. Quei referendum che, quando superavano lo scoglio della Corte Cstituzionale, venivano annichiliti da quorum condominiali, e quando passavano, venivano scippati dal Regime (parola tanto cara a Marco Pannella) come per esempio il finanziamento pubblico dei partiti, la responsabilità civile dei giudici (mi sembra) ed altri ancora.
Peccato, ma tant'è.
Vabbè, buon voto a tutti. Come sarà questo voto, quale sarà il sistema, sfido chiunque a fare una previsione. Non lo sa nessuno. ma soprattutto, non lo so io e nemmeno mi interessa saperlo.
Tanto il sottoscritto a votare ha già iniziato a non andare e non ci andrà più (ho la mia eccezione). E non è questione di governo, ma di stato. Il governo è ladro quand piove. Lo stato lo è sempre. Il mio nemico, oramai, è lo stato. E può morire della morte che preferisce.

lunedì 19 settembre 2011

Ignorante!

Se ho capito a cosa ti riferisci, ignorante di un avvocato, devo dire che a me, umanamente, spiace questa caduta di stile: Una semplificazione che colpisce "orizzontalmente" (va di moda questo termine in periodo di tagli e crisi) anche persone che, se non ho "visto" male e vissuto troppo lontano la realtà del paesello negli ultimi tempi, in questi mesi hanno dimostrato una lodevole e non comune larghezza di vedute e sensibilità verso le tematiche culturali (e conseguentemente verso chi ha e si è proposto in questo settore); senza preclusioni di apparteneza politica.
Ripeto: dispiace.
Poi, però, si passa all'altro aspetto della questione, che richiama la natura "vastasa", "catorza" (termine aulico di origine foggiana, noto oramai solo a chi ha più di XXXnt'anni), di chi, scuola o non scuola, università o non università, titoli di studio o meno, è cresciuto nella strada; quando ci si rincorreva nei propri begli anni "ignoranti" con futuri spazzini e ingegneri, giocando a nascondino cercando nelle stradine buie della città vecchia futuri impiegati e ferrovieri, sbucciandosi le ginocchia con i propri amici futuri medici e pescatori, scappando a gambe levate senza sapere se, a "mazza e busticch", i vetri di una casa li aveva rotti un futuro medico o contadino, senza peoccuparsi se a giocare a "zumbacavall lung lung e sicc sicc" (alias: zumbiglione, in destra Ofanto) saltava di più il futuro ragioniere o il geometra, se in porta perchè era scarso era meglio se ci andava il fisico o il professore.
Fianco a fianco.
E questa natura della "democrazia" della strada, che, ignorante di un avvocato, alla fine, poi, porta a dire: "Ma tu chi cazzo sei?"