giovedì 20 ottobre 2011

E cosa vuoi che (ci) sia?

Che chi cerca tesori in fondo al mare, e chi trova tutto tranne che preziosi reperti, ma solo polvere accumulata e dimenticata sotto il tappeto.
L'articolo di Andrea Laterza pubblicato su Città Nostra classicamente spalanca la ancor più classica porta aperta, mettendo in luce ciò che non poteva che essere evidente a chi ogni tanto si diletta con l'aritmetica facile facile. Due più due fa quattro. Sempre.
E se qualcuno finora ha fatto finta di credere e/o ha voluto fare credere che fosse possibile far uscire tre o cinque (decimale più, decimale meno), paeadossalmente non è così grave quanto il fatto che c'è chi lo ha creduto davvero possibile. Insomma: chi se l'è bevuta.
Le cose salienti che emergono (in tutti i sensi) dal repertorio fotografico e dalle testimonianze di chi ha esplorato sia il fondo del mare che la battigia in un ampio tratto della costa prospicente il lato Sud del paesello, sono essenzialmente che l'ecosistema in quella zona litoranea versa realmente in condizioni disastrose.
Prevedibile.
E gli spunti per ed esprimere considerazioni sono veramente tali e tanti che è anche difficile scegliere da dove cominciare.
Il vostro blogger preferito potrebbe iniziare dalla cosa più apparentemente naturale, cioè lo spiaggiamento della posidonia oceanica sulla costa. Un fenomeno naturale che al paesello si osserva, fra gli altri, in maniera esasperata in due punti importanti: all'interno del porticciolo di Portecchia, ed all'interno del porto, alla base del Molo di Levante. Appare abbastanza evidente che la naturale deriva litorale viene ostacolata da queste barriere artificiali costituite dai moli dei porti, e la conseguenza è l'accumulo di quello che diventano i "residui spiaggiati".
Ora si parla della lenta, continua combustione di centinaia se non migliaia di metri cubi di posidonia spiaggiata, ed accumulatasi nel tempo, nel tratto prospicente la zona Ex-Gaslini.
"Come mai non si provvede alla rimozione della posidonia in quel tratto di mare?" è l'interrogativo tanto banale quanto irrisolvibile. Eppure di quello che sarebbe accaduto al porto, dopo la realizzazione tanti anni fa del molo di levante in termini di insabbiamento qualcuno che conoscete (...) ne ebbe modo di parlare nei famosissimi tempi non sospetti. Ma passare per visionario o rompiscatole è prassi consolidata al paesello, patria della supponenza e dell'arroganza e per questo motivo luogo destinato al declino ed all'oblio.
Quel qualcuno (...) fu solo quando in una lontana commissione edilizia faceva notare alcune cosucce all'architetto venuto da Roma (progettista di un'idea di porto turistico che per fortuna naufragò nell'oblio) ed ai colleghi di commissione. E si ritrovò solo a votare contro; nonostante inviti e sollecitazioni con la consolidata pratica del: non c'era tempo di discuterne prima, non possiamo perdere questa opportunità, dobbiamo dare risposte ai cittadini ed agli operatori del settore, non si può correre il rischio di perdere questi finanziamenti, ecc. ecc.; nonostante nell'unanimintà del consiglio comunale l'amico consigliere Vittorio Farella decantava lodi dell'opportunità del porto turistico e bla bla bla, inventandosi una unanimità della commissione edilizia che invece non c'era.
Quello stesso qualcuno (...), invece, era in buona compagnia, quando il famoso modellino presentato a Tecnopolis venne accompagnato da risatine e commenti poco lusinghieri da parte dei rappresentanti la categoria dei marittimi pescatori.
In tutto ciò si inseriscono le allegre scampagnate di chi, fra salicornia e cicoriella selvatica, piantava paletti di divulgazione botanica decantando la presenza di "un interessante sito di valenza naturalistica" formatosi proprio lì, proprio dove una assurda realizzazione di un ridondante, controproducente, mastodontico molo determinava accumulo di residui spiaggiati di origne vegetale e minerale, sia sulla costa che sul fondo. Per non parlare di ciò che il mare trasporta in superficie.
Mi soffermo due righe sul "minerale". Intendendo per "minerale" evidentemente non solo la frazione solida, il sedimento che, sia pure in quantità non eccessive, si deposita nello specchio d'acqua del porto di Mola di Bari, un bacino chiuso, uno stagno, ormai, ma anche quello (che il citato articolo evidenzia con testimonianze fotografiche) costituito dall'accumulo di idrocarburi ed oli che sono una presenza ovvia in un'area in cui c'è movimento di barche, un cantiere navale, officine mecchaniche e quant'altro.
Chissà cosa ha/aveva di interessante questo sito naturalistico, mentre in tanti paventavano il rischio di incendi, per non parlare delle condizioni igieniche, fermo restando che quel sito di interessante probabilmente aveva il fatto che era ed è nè più nè meno che un esempio didattico di un errore, di come NON si deve progettare, e di quali sono le conseguente di una errata programmazione degli interventi sul territorio.
Ma tant'è, a fare delle osservazioni si corre il rischio, al paesello, di ricevere telefonate di gente "incazzata" che anela più che di risolver problemi, di "guardare in faccia" chi esprime le proprie osservazioni e critiche.
...
L'altro aspetto riguarda poi, la condotta sottomarina. So che la memoria è un optional per molti, specie per chi fa finta di non ricordare. ma il sottoscritto più di una volta si è trovato solo (o in compagnia risicatissima) a domandarsi cosa ci fosse di così esaltante nel salutare gioiosi la messa in funzione di una condotta sottomarina al largo di un tratto di costa che da una parte si ritiene meglio delle Maldive sia come luogo di balneazione (la caletta semisconosciuta in adiacenza dell'ex camping Caloria, è stata addirittura oggetto di articoli da parte dell'ex, con annessi rimproveri alle istituzioni da parte di chi per tanti anni di quella "calodd" non è che avesse poi tanto parlato; per non parlare dei "Cannoni"), da un'altra viene ritenuta uno dei punti più pescosi.
Eppure sembrava che fosse caduta la manna dal cielo quando quella condotta sottomarina iniziò a scaricare i reflui depurati (? ... vabbè, tutti dobbiamo pensare che il grado di depurazione al depuratore di Conversano sia di totale garanzia ed affidamento) nelle chiare fresche e salate acque del mare di Mola.
Peccato che in altre realtà si opera nel senso dell'affinamento delle acque e del loro riutilizzo per uso irriguo, visto che nel frattempo la risorsa idrica sotterranea si esaurisce, perde di qualità, e si va a votare per il referendum per l'acqua pubblica. Ma qui ... quando si parla di inquinamento dell'acqua e delle conseguenze che l'inquinamento provoca quando arriva nel ciclio alimentare si pensa solo all'acqua emunta dai pozzi ed utilizzata per irrigare i prodotti agricoli che giungono incontrollati sulle "sedie" (perchè i fagiolini che vengono dall'Egitto o le angurie dal Marocco o dalla Tunisia, e no! chissà come vengono trattati, visto che lì è Terzo Mondo, mentre qui, dove sembra che l'inquinamento della falda sia una certezza, insieme all'altra certezza, la provenienza: Martucci! .... e però la verdura e la frutta irrigate con quell'acqua le paghiamo di più, felicemente ed esentasse, perchè tutti noi abbiamo: "il contadino di fiducia").
L'articolo di Andrea Laterza, finalmente, parla di altro. Parla dei prodotti ittici, del pescato di Mola rinomato e buono!!! Per non parlare dei "polpi nostrani", quelli che esaltiamo per schifare i polpi decongelati che vengono dal Vietnam, dalla Cina, dal Senegal, dalla Spagna per satollare l'umanità extra-molese in occasione della Sagra del Polpo, e che quindi fanno schifo. Magari poi andiamo all'Auchan o all'Ipercoop a fare la fila per comprare il cefalopode straniero, ma che fa? Mica è la Sagra del Polpo.
Una sera nell'aula consiliare le tabelline fecero scalpore e iniziò un percorso di dimissioni, rimissioni, comitati, NO-CDR, SI-CDR, Martucci viva, muoia, faccia qualcosa ...
La solita vox clamantis esprimeva perplessità sul fatto che venissero ammanite certezze basate sulle ipotesi, ma ancora una volta, passava per il solito rompiscatole.
Eppure non ero io quello che andava a giocare a boccette a Via DeGasperi con i titolari della bomba ecologica. Ma questo è già un altro discorso.
Quanto ha dormito questo sventurato paesello, rincorrendo sogni infranti di lungomari più belli d'Italia, turismi e B&B, parcheggi vista lama ed etichette dimenticate sui muri, mentre il territorio moriva!
Ora d'un tratto qualcuno si sveglia, ma al capezzale non c'è più nè Pinocchio, nè Cappuccetto Rosso. Non prendetevela troppo con lui.
L'invito all'amico Andrea (che invero di tutto ha bisogno fuor che di inviti da parte mia) è di continuare ad essere vigile sulle tante nefandezze che oggi stanno venendo alla luce dopo che il pensiero unico sembra essersi dissipato, e che trova ancora eco talvolta in maniera anche un po' patetica sull'ex settimanale istituzionale; ma che nella sua battaglia contro la gestione e post-gestione dell'impianto Martucci (ex-discarica) si apra anche a valutare come le relazioni causa-effetto fra la registrazione di certe patologie numericamente anomale a Mola e l'inquinamento di origine martucciana a volte potrebbero (forse) non essere così dirette ed univoche.

2 commenti:

Frisbee ha detto...

Caro Franko, un post quello tuo da 10 e lode. Concordo su tutto, anche se volevo farti notare che il pensiero unico non si è nel frattempo eclissato. Esso vive ancora nei convegni degli aficionados che battono le mani alle parole, sempre ampollose e roboanti, del fondatore di quel pensiero e che urlano da descamisados: "Str.... chi non lo ha votato e chi non lo voterà".
Così siamo messi caro Franko. Ecco perchè mentre si decantava la salicornia, si piantavano paletti di segnalazione si facevano seminari scientifici sulla posidonia, l'alga bruciava e l'inquinamento aumentava e non solo all'interno dell'area portuale segnata dal molo di levante, ma ben fuori fino ai Cannoni e oltre.
Non so se la condotta sottomarina abbia responsablità e concause, fatto sta che i depuratori di Mola e Conversano non me la contano giusta e chi ci ha messo il naso (e sai bene che ci vuole un naso... a prova di stomaco), almeno in quello di Mola, non ha certo raccontato di aver visto uscire dall'impianto chiare, fresche e dolci acque. Tutt'altro.

Franko ha detto...

Il pensiero unico assopiva non solo le menti: anche l'olfatto!
E, se ricordo bene, a scuola mi insegnarono che l'imperfetto è un tempo che indica una azione avvenuta del passato, ma di cui non si indica se sia effettivamente conclusa, ovvero perduri nel presente.
Concordo con te e propendo per il perdurare del fenomeno.
Mi consola il fatto che la schiera di adepti al pensiero unico si va assottigliando.