Tanto tempo fa, ma erano ancora i tempi dei blog, mi chiedevo il perchè dele reazioni sdegnate ed indignate delle istituzioni e dell'opinione pubblica di fronte alla tragedia della Thyssen Krupp. Una assurda tragedia sul lavoro in cui morirono ben sette operai.
Mi chiedevo: fanno rabbia e generano sdegno sette operai morti tutti insieme, o è la morte sul lavoro che suscita queste emozioni?
No, perchè tante volte son relegate in un trafiletto di cronaca o al massimo a pagina capocchia del Televideo le notizie relative al manovale caduto da un'impalcatura o il contadino travolto dal trattore, ecc..
Cosa è che si innesca?
Indubbiamente c'è la "notiziabilità". Penso che questo sia il concetto base del giornalista: quello di trovare la notizia che genera l'interesse.
Poi l'onda emotiva fluisce, e scatta il dolore mediatico.
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Ecco, io alla notizia della strage di Parigi di due giorni fa sono rimasto non sorpreso (a Salman Rushdie gliela giurarono per la faccenda dei Versetti Satanici da decenni e se non l'hanno fatto ancora fuori è per la scorta internazionale, mica per altro; a protezione di quelli di Charlie Hebdo, al massimo stava un codice alla porta), ma spaventato.
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Ho sentito parlare tanto di libertà di stampa e di libertà di espressione, anche da chi ha sul calcio della propria pistola numerose tacche, ognuna per una querela sporta ad un giornalista irriverente. Sono stati importanti i richiami alla importanza della libertà di stampa e di espressione. E sono state tanto importanti quanto inascoltate le parole di chi cerca di ricordare che Charlie Hebdo non è un giornale di satira anti islamico, ma un giornale di satira.
La libertà di stampa, di espressione e di satira che, pascolando nei tristi campi dei "comici" di casa nostra, mi fa ensare che sono ancora in tanti quelli che ancora non si riprendono dall'appannamento di Berlusconi e se gli tolgono Gaparri sono davvero finiti, al massimo leggono Dante in tv.
La libertà di stampa e di satira che è molto più di una risata grassa per una vignetta che prende di mira e colpisce l'odiato nemico, sia Berlusconi, sia il Papa, sia chiunque; la libertà di stampa e di espressione di cui la satira è solo una faccia della stessa medaglia, che diventa importante quando si capisce che quella vignetta è un editoriale, non semplicemente il riquadro "... le ultime parole famose" in quart'ultima pagina de La Settimana Enigmistica. La satira, la vignetta satirica che se ti lascia l'amaro in bocca, devi solo ritagliarla e conservarla nella biblioteca di casa.
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Il manovale rumeno morto schiacciato da un solaio almeno trova spazio in qualche edizione serale del TG regionale di qualche parte d'Italia, ma sfido chiunque a contare fino a 128, tante quante sono (io ho sempre paura delle stime in difetto) le morti registrate fra i giornalisti uccisi in tutto il mondo per avere fatto il loro dovere contro qualcuno dalla memoria lunga che sapeva che gliela avrebbe e gliela aveva giurata.
Poi tutt'insieme muoiono ammazzati quattro giornalisti di una testata giornalistica satirica francese, e ci si ricorda, fra le lacrime, lo sdegno, le candele, le fiaccolate, le spillette appuntate in petto pronte a tempo di record, che uno dei pilastri della nostra società è la libertà di espressione e di stampa.
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Posso restare perplesso se perfino queste manifestazioni di cordoglio adesso su tanti giornali le chiamano "flash-mob"?
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