martedì 24 agosto 2010

... tutti vivi ...

Miniere: morte e ricchezza.
Queste poche parole sono solo per inviare un inutile, ma idealmente forte e generoso pensiero a chi sta soffrendo da 17 giorni una esperienza pazzesca, ai limiti della realtà, ai confini dell'impossibile, nelle viscere della terra, fra l'oro e il rame.
Sepolti vivi. Sepolti eppure vivi.
Riuscuranno a resistere ancora quattro mesi?
Miniere: morte e ricchezza.
Quando si parla di qualcosa che porta ricchezza, si dice: è una miniera. Eppure quanti di noi si domandano se esiste una sola miniera, reale o virtuale, che oltre a portare benessere a pochissimi non porti anche dolore e sofferenza a troppi?

venerdì 6 agosto 2010

... tutti cadaveri ...

Ricorre oggi, 8 agosto, l'anniversario di una delle più gravi sciagure che l'Italia abbia patito.
Stamattina RAI EDU ha trasmesso una puntata dedicata interamente a quel disastro; una storia agghiacciante non solo per il fatto in sè, i tanti morti. Dietro quei morti c'erano le storie di tanti giovani italiani (e non solo) costretti dalla disperazione della fame e della miseria a lasciare la propria Terra, il proprio nulla, per regalare se stessi al cinismo di governi che avevano bisogno di braccia. In cambio di ... cosa?
Oggi le morti sul lavoro vengono ricordate, chissà perchè, una volta ogni tanto. Sembrano pochi, coloro i quali oggi muoiono mentre lavorano, in Italia. E invece son tanti. Perchè un lavoratore che muore sul lavoro, a meno che non muoia insieme ad altri due o tre colleghi, a meno che non muoia in una grande fabbrica, diventa una notizia solo se c'è un buco diqualche secondo da riempire in un telegiornale.
L'otto agosto dovrebbe essere, forse, il giorno in cui si ricordano tutti coloro i quali hanno perso la vita per il lavoro.
In questo giorno, nella sintesi di questa trasmissione, c'è tutto il dramma di chi sa, ancora oggi, che andare a lavorare potrebbe essere un viaggio di sola andata.
Certo, tante cose sono cambiate in questi 54 anni, eppure troppo è ancora così maledettamente uguale. Dal cinismo di chi mandava braccia in cambio di carbone a prezzi scontati (operazione, peraltro, mai effettuata, perchè gli USA ce ne regalarono tanto, loro, di carbone), al ricordo di chi sentiva il disprezzo delle popolazioni locali, pur saendo che loro erano lì perchè "i miniera i belgi non ci volevano più andare"; e le famiglie lontane, le malattie, i figli e i nipoti (uno su mille) che sono diventati "qualcuno" pur con quel nome così italiano, mentre tanti son tornati, alcuni con il benessere della casa per sè e i propri cari, altri senza niente e con il carico della vergogna di chi "non ce l'ha fatta".
Il carbone era la ricchezza del ricco Belgio. Oro nero.
Ogni qualvolta si deve definire un bene, un materiale, un prodotto che genera ricchezza, lo si trasfroma in oro e lo si colora. L'oro nero era il carbone; l'oro nero è il petrolio.
Oro e basta è quello che si estrae da miniere in stati africani dove lo schiavismo, la disumanità di tanti rende ricchi pochi e felice qualcuno.
Forse diventerebbe difficile sorridere quando si conoscesse cosa c'è dietro l'estrazione del migliore amico di una donna; forse.
Oro bianco per alimentare l'ipocrisia di chi prima usa i bagni di tribunali, Parlamento e discoteche "VIP" per sniffare cocaina o fumare di brutto, e poi, dopo avere alimentato il potere dei sanguinosi trafficanti di droga, che sfruttano, distruggono, ammazzano senza pietà, firmano le petizioni o si mettono in marcia (verso dove?) contro lo sfruttamento delle popolazioni del SudAmerica, dell'Afghanistan, contro gli Stati corrotti ...
...
E' in piena attività, oramai, la raccolta del pomodoro, in Campania, in Puglia.
Altre storie di sfruttamento, di miseria, di emigrazione; di famiglie lontane. Di discriminazione e razzismo, di "respingimenti".
"imparate le lingue e andate all'estero". Il mondo è pieno di uomini che verranno a fare quel lavoro che "gli italiani non vogliono fare più", oggi. Come quei belgi con il carbone, ieri.
Il pomodoro: l'oro rosso.

martedì 3 agosto 2010

Sangue finto

Per uno come me poco attento alle pubblicità, per uno come me che di gadget non vive, il proliferare di strani braccialetti ai polsi delle persone lo avevo associato ad una moda basata esclusivamente sul look. Non avevo minimamente l'idea che quelli non fossero semplici braccialetti (per un momento ho creduto fossero orologi), e tanto meno mai avrei pensato a un oggetto salutista, un generatore di campi magnetici (eppure in giro c'è ben altro ...), insomma, una cosa meglio del Viagra, una cosa a metà fra i poteri di Grecian 2000 e quelli di Huntik o delle Pretty Cure ...
e invece ...
Ovviamente a qualcuno la cosa non convince.
Naturalmente non so some andrà a finire la cosa. Certo fra meno di quindici giorni qualcosa in più la si dovrebbe sapere, vista la diffida fatta dal tribunale alle ditte di distribuzione in Italia, per chiarire gli aspetti "magneto-salutisti" che il braccialetto promette.
Però c'è un'altra cosa che non mi convince.
Ricordo quando Striscia la Notizia sgamò mamma Marchi e gentile figliola, e con il prezioso aiuto del Mago Do'Santos, che vendevano per tronchetti della felicità, del benessere o non so bene di cosa, provenienti da chissà dove, semplici rametti di piante e arbusti potati dalle aiuole del giardinetto sotto l'ufficio.
Credulità popolare.
Forse (anzi, senza forse) l'esempio è esagerato. Sia chiaro: io, personalmente, credo che la signra Marchi meriterebbe di andare a potare i rami delle foreste amazzoniche scalza e a mani nude; eppure son convinto che queste cose siano talvolta importanti, se non proprio necessarie a chi ha bisogno di un ausilio psicologico, a chi deve credere che qualcosa lo stia aiutando, supportando, proteggendo.
Qualcosa o qualcuno che, anche solo in maniera inconscia, lo aiuti a fare emergere quella energia positiva, quella sicurezza di sè per eliminare inibizioni, timori, paure; che gli aumentino l'autostima, che lo facciano stare bene. Che gli diano certezze.
Qualcosa magari basato sul nulla, sulla menzogna, sulla invenzione, sulla mistificazione, ...
un po' come ... chessò ... il Sangue di San Gennaro ...

mercoledì 21 luglio 2010

Praivasi

Io resto sempre della idea che una volta chiuso l'uscio di casa, nessuno ha il diritto di spiare dal buco della serratura o attraverso una intercettazione telefonica o in nessun altro modo.
Il politico Marrazzo avrebbe avuto le sue brave chances di riconfermarsi governatore del Lazio, .
Che gli piacesse il sesso meno "convenzionale", non lo sapeva praticamente nessuno. L'elettorato lo ha scelto, forse lo avrebbe confermato, perchè avrebbe pensato a lui come un buon amministratore e politico.
Il giornalista Marrazzo avrebbe continuato a fare il suo lavoro di giornalista in RAI se non gli avessero scoperto il suo "debole" nella intimità.
Che gli piacesse il sesso meno "convenzionale", non lo sapeva praticamente nessuno. Il pubblico lo apprezzava e lo seguiva, e avrebbe continuato a farlo, perchè vedeva in lui un serio professionista, che nel suo lavoro ci metteva competenza e passione, ed i risultati erano positivi.
...
Un giorno, però, le prime pagine dei giornali hanno scoperto che il giornalista, il politico Marrazzo "andava a trans".
Di colpo non era più credibile nè come politico nè come giornalista; di colpo la sua professionalità ed affidabilità di amministratore e uomo di "media" si evaporavano.
...
Non riesco ancora a capire cosa possa cambiare, e perchè, nella mente di un elettore, di un lettore, di un telespettatore nello scoprire che il proprio referente istituzionale, che pure da sempre come personaggio "pubblico" ha sempre dimostrato valore, nella vita privata segue pratiche lontane dal pensare comune, dalle rigide norme della tradizione benpensante di questo bel suolo italico vatican-pervaso.
Ho letto che c'è chi ha il coraggio di dire cose di una ovvietà sconvolgente: "io credo che fare affari con i mafiosi sia reato, non andare a trans. Per quello, deve rendere conto solo alla moglie, (...) , e ai figli.".
Perchè non è vero che una persona, solo per essere un personaggio pubblico deve perdere il suo diritto ad avere una vita privata. Il che non significa che se Marrazzo, o Mele, o Lapo, spacciano cocaina durante i loro festini non devono essere perseguiti dalla legge; ma se in casa loro fanno cose diverse da quelle che è "normale" (in base a quale convenzione, poi, non si capisce) fare, perchè ciò deve essere motivo di interesse?
Dell'uomo "pubblico" deve essere noto fino all'ultimo granello di conoscenza solo ciò che attiene al suo ruolo pubblico. Ciò che esula da ciò, perchè deve essere potenzialmente reso noto?
Strano che siano in tanti quelli che sbuffano di fastidio e sufficienza nel vedere le edicole tappezzate di riviste di gossip, perchè chi se ne frega se Corona mette le valigie di Belen in mezzo alla strada ... E però il buco nel muro della casa del politico lo mettiamo perchè un personaggio pubblico automaticamente è giusto che perda la sua privacy.
Tanto lo sappiamo tutti che questo non è sempre vero: dipende da chi è il politico (che ci sta sul caxxo) da condannare alla gogna mediatica.
Perchè anche con bavaglio e port-it gialli, la legge resta uguale per tutti, e per altri, no.

lunedì 12 luglio 2010

Rottura Radicale

Il ricordo delle battaglie referendarie "storiche": aborto, divorzio, è sbiadito dal tempo e dal fatto che, nonostante tutto, ero ancora piccoletto per averne piena consapevolezza.
Più chiari e nitidi sono i ricordi di quando i radicali si battevano contro lo sterminio per fame nel mondo (non facciamo gli ipocriti: era quando ci si indignava perchè "si, va bene, poveri figli, ma con tutti i bisognosi che abbiamo in Italia, dobbiamo andare a pensare all'Africa?"), le battaglie ambientaliste, i diritti civili (le visite alle carceri, Enzo Tortora), le trasmissioni sull'esperanto, la rubrica fissa sui temi della Giustizia Giusta, ecc..
Alcuni di loro non ci sono più, altri son venuti e sono andati via, oggi sono un po' di qua un po' di là (Rutelli, Taradash, Capezzone, ecc.).
Decenni di idee condivisibili e non. Decenni di Stampa e Regime, la Rassegna Stampa più interessante nel panorama radio televisivo italiano.
Ma fra gli appuntamenti fissi, c'era (c'è? ci sarà ancora?) una trasmissione della domenica sera, con le due menti storiche del Partito Radicale: Marco Pannella e Massimo Bordin.
Ascoltarli è sempre stato divertente ed interessante. Un contradditorio imprevedibile, proprio perchè fatto da due menti libere, spesso in disaccordo.
Oggi, ma è una cosa oramai nota da un po', i due si allontanano. Si separano, e si separano in pieno stile Pannella: con tanto di sonora mandata affanculo.
Pannella è sempre stato così: uno capace di dare del coglione al suo interlocutore tenendolo sottobraccio e sorridendogli con sincero affetto, mentre lo affumica con la sua ennesima sigaretta.
Non so come andrà a finire, stavolta. Certo che per me, vecchio affezionato ascoltatore di Stampa e Regime, risulterebbe difficile abituarsi all'idea di una rassegna stampa orfana di Massimo Bordin, della sua voce unica, della sua onestà intellettuale, della sua memoria a prova di bomba, della sua lucidità.
Onestamente, però, rimpiangerò anche quelle chiacchierate, talora animate, talora pacate, sorridenti o nervose, appasionate e insofferenti, fra due personaggi unici. Ascoltarli d'inverno, fra colpi di tosse di tabacco e laringite di stagione, mi faceva pensare a due vecchi burberi, un po' rincoglioniti, discutere di tutto nella penombra di un'osteria, il tavolo ricoperto di bottiglie mezze vuote e bicchieri mezzi pieni, scatarrando allegramente con il mozzicone perennemente acceso fra due dita gialle di nicotina decennale.

mercoledì 7 luglio 2010

Plis, visit d auar megic itali

L'Italia, si sa, è un popolo di santi, poeti e navigatori. Ogni quattro anni, anche popolo di Commissari Tecnici della nazionale di calcio.
In realtà l'Italia, gli italiani, sono il popolo dei dualismi. E delle scelte. Per fortuna non solo drammatiche e talora tragiche, ma sempre scelte del dentro o fuori.
Romolo o Remo? Gesù o Barabba (vabbè, eravamo in "provincia")? Guelfi o Ghibellini? Monarchia o Repubblica? Coppi o Bartali? Lollobrigida o Loren? DC o PCI? Rivera o Mazzola? Pietro Taricone o Rocco Casalino?
Oggi il segno dei tempi, ci porta a dover scegliere: Rutelli o Berlusconi?

venerdì 25 giugno 2010

e con chi te la vuoi prendere?

Il segnale che qualcosa dovesse andare male lo si vedeva nelle strade, sui balconi, alle finestre. Così poche bandiere in giro per un campionato mondiale, con la nazionale campione del mondo uscente, non si erano mai viste.
Certo, la RAI ci ha messo del suo: avere garantito ai proprio utenti la trasmissione di una sola partita al giorno (a me personalmente ciò ha dato l'impressione di avere scientificamente evitato di parlarne tanto, probabilmente perchè i diritti TV sono tutti di SKY; la recente epurazione di uno dei Gialappa's per avere detto ai microfoni RAI che loro facevano la radiocronaca su altri network radiofonici mi conforta nella mia sconfortante considerazione) ha contribuito a non creare una atmosfera di partecipazione mediatica, lasciando spazio allo scetticismo ed alla disaffezione alle sorti dei Nostri. Un tale clima di disinteresse lo ricordo solo in occasione di eventi quali la Confederation CUP dell'anno scorso o eventi minori simili.
I risultati sul campo li abbiam visti tutti, lo sfacelo dell'esito finale, pure.
Colpe? Processi? Inevitabili e giusti.
In questi casi ogni componente ha le sue colpe, ognuno per quanto di sua competenza.
Su Lippi, vabbè, l'elenco sarebbe lungo, lunghissimo. Mi rifiuto persino di commentarlo. L'unica mia frustrazione (e credo di tanti tifosi) è quella di sapere che non può essere sbattuto fuori a calci per il semplice fatto che lui è già fuori!
La Federazione, per certi aspetti, ha colpe anche maggiori, ma non per avere fatto la scelta di rchiamarlo, ma per tutto ciò che gli ha consentito di fare. Chi non ricorda cosa rispondeva Totò all'ufficiale tedesco che gli ordinava di bombardare un paese, di fare un strage di civili, ricordandogli che lui aveva carta bianca?
A Lippi, invece, è stato concesso tutto, soprattutto di avere sempre la sprezzante arroganza di non dare mai una spiegazione, un chiarimento, un perchè di scelte che andavano inevitabilmente in direzione opposta a quello che i valori del campionato italiano offrivano.
Oddio, è anche vero negli ultimi due anni l'unico italiano tra i 30 candidati al pallone d'oro è stato Buffon e nelle migliori 8 squadre d'Europa gli unici italiani sono stati: Toldo, Materazzi, Balotelli e Santon, tutti rigorosamente panchinari; guardando a questo aspetto, forse un motivo di natura "tecnica" a questa figuraccia lo si trova ... ma è anche vero che se anche ci sia stata una logica alle scelte tecniche, è anche vero che esiste un aspetto importante da cui nessuna squadra, meno che mai la Nazionale, può prescindere: l'affetto dei tifosi.
La gestione Lippi, in questa ultima più ancora che nella prima, è mancata, anzi, è stato alimentato un distacco basato sulla arroganza e sulla supponenza, sul concetto secondo cui: "io non devo niente a nessuno". La partenza da Coverciano verso il ritiro, con gli azzurri che evitano i tifosi, che si sitraggono, come usa dirsi: all'abbraccio dei propri sostenitori (non scalmanati teppisti, ma famiglie in attesa di una foto, di un autografo), è stata la peggiore e la più esemplare immagine di una gestione arrogante di un tecnico cui la Federazione avrebbe almeno dovuto obbligare a spiegare, a chiarire. Non dico ad essere simpatico nè di provare a farlo; ma almeno di avere il rispetto per chi con la propria passione rappresenta la tua forza.
Niente di tutto ciò.
Adesso restano le partite vere, quelle secche, quelle del dentro o fuori, quelle in cui valgono non solo le gambe, ma le tre C: cervello, cuore e coglioni (le tre C varrebbero anche nella lingua spagnola (cerebro, corazon, cojones), ma preferisco non dirlo. Le squadre che guarderò cercando di vederle avanzare il più possibile nel torneo, sono di lingua spagnola, ma geograficamente sono dall'altro lato dell'oceano; ma lì mi sembra che no hay cojones sino huevos).
Cile (se si qualifica stasera), Paraguay, Uruguay e Messico (quest ultima, onestamente, solo perchè si gioca l'impresa contro l'Argentina ... Maradona, scusatemi, non si può vedere) rappresenterebbero una bella sorpresa, in un Mondiale che, finalmente, premierebbe un outsider. Forse è dai tempi dell'Uruguay che sbancò il Brasile che una squadra non favorita non vince questo torneo.
Forse al calcio, e non solo al calcio, ciò farebbe bene.
...
AH!, già dimenticavo: i calciatori. Beh, no, quelli no. Non ha senso prendersela con i calciatori. A meno che non manchi la voglia, l'impegno, la determinazione, non si può accusare qualcuno di non avere i mezzi. Se un giocatore è mediocre, che senso ha accusarlo di esserlo?
Io, personalmente, ai calciatori non me la sento di muovere critiche. Ad un giocatore da sei non si può pretendere di dare otto. Se un atleta da otto è infortunato e può rendere da cinque, che senso ha chiedergli di rendere da otto? Diverso è se un giocatore da otto rende da sei. La squadra a questi mondiali, probabilmente aveva una media di valori discreta, ma ha avuto un rendimento scadente. Se chi li ha scelti, li ha fatti rendere meno di ciò che valgono, che senso ha prendersela con loro?