martedì 21 aprile 2009

Chi offre di più?

Se non fosse che nella ruota ci sono solo 90 bussolotti ed altrettanti numeri, ci sarebbe da scommetterci: il numero che si sarebbe giocato di più sarebbe stato il 400.
Per qualcuno 460, per altri 430, ma siamo lì: quello è l'ordine di grandezza.
I politici conoscono bene la forza dei media ed ancor meglio sanno che per i loro fruitori non è importante capire ma assimilare ciò che viene detto; e soprattutto sanno benissimo che non fa bene ridimensionare certe cifre se ciò facesse bene alla verità ma male alla propria causa. Pertanto i 400 milioni che si spenderebbero in più se non ci fosse l'accorpamento con le europee (election day) si sono radicati nei discorsi che accompagnano questi giorni di polemiche sulle risorse da destinare alle popolazioni terremotate dell'Abruzzo e sono diventati la madre di tutti gli sprechi.
C'è stato chi si è preoccupato di proporre una valutazione diversa su come calcolare la cifra che si spenderebbe accorpando il voto referendario il 6-7 giugno alle europee o non accorpandolo.
Ovviamente non fa scena 100 milioni se per giorni e settimane si è parlato di 400; ed ancor meno ora che quelle cifre, sciacalli, potrebbero andare in Abruzzo.
A parte che l'Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui si vota anche il lunedì, foss'anche per un ballottaggio (una volta, da presidente di seggio, scrutinammo con i collaboratori del seggio 7 referendum, quando si votava solo la domenica, e terminammo tutte le operazioni alle 23.15), e forse già qui parlare di sprechi non sarebbe male, a prescindere dall'emergenza Abruzzo.
Ma tant'è! In Italia il benessere lo vediamo non come possibilità del superfluo, ma come diritto allo spreco. Lo facciamo con i soldi nostri, volete che non lo si faccia, moltiplicato n-volte, con i soldi pubblici?
Ora che si prospetta la possibilità di accorpare il voto referendario con il ballottaggio, come incidono quei 400/100 milioni? scompaiono? restano? aumentano? diminuiscono?
Non si sa. Fatto è che spunta l'ipotesi rinvio. Ma torniamo al discorso di poco fa: fra un anno sarà passata l'emergenza Abruzzo, potremo tornare a sprecare?
Il PD oscilla, con la fermezza del pendolo, tra l'accettare lo spostamento al giorno del ballottaggio e l'ipotesi del rinvio ma a patto che i promotori siano d'accordo (ossia? una posizione netta propria no?).
In tutto questo discutere, ospite non gradito è la discussione sui temi referendari, mentre chi sarà chiamato a lavorare ai seggi, il 6 e 7 giugno, forse sta tirando un sospiro di solievo.
A Bari, dove già c'è da scrutinare Provincia, Comune, Circoscrizioni ed Europee (le ultime tre sono voti con preferenze, senza contare la complessità del Comune dove c'è da fare conteggi a parte per il Sindaco e con la complicazione del voto disgiunto), non penso che l'aggunta di altre schede sarebbe stata il masismo della vita.
Personalmente credo che sia meglio accorpare con il giorno dei ballottaggi (laddove ci sono), perchè comunque è un risparmio.
E la faccenda degli sprechi non mi convince del tutto. L'esercizio della democrazia non ha prezzo. Esercitarlo male per certi versi potrebbe essere anche peggio.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sono sicuro di aver capito dove il tuo lungo post volesse "andare a parare". E' per quello che l'ho riletto più volte.

Nel farlo, ho notato che hai scritto: "una volta, da presidente di seggio, scrutinammo [...] 7 referendum, quando si votava solo la domenica, e terminammo tutte le operazioni alle 23.15". Furono cioè necessari 10 minuti a quesito. Siccome quella volta (1996 o 2000?) l'affluenza fu del 30%, con un'affluenza doppia come quella attesa per le provinciali o le europee lo scrutinio avrebbe richiesto circa 20 minuti.
Allora, come puoi sostenere pochi righi dopo, "non penso che l'aggiunta di altre schede [a quelle da scrutinare il 7 e 8 giugno] sarebbe stata il massimo della vita"? E soprattutto, come può Franco Bechis (le cui argomentazioni mi sembrano da te condivise) sostenere che "accorpando al 7 giugno il referendum, gli scrutatori dovranno lavorare sicuramente oltre al lunedì anche il martedì"?

E, sempre per confrontare quello che sostieni tu con quello che sostiene il giornalista che occupò la poltrona di Angiolillo (e Gianni Letta, e Maurizio Belpietro), tu scrivi: in Italia sprechiamo "con i soldi nostri, volete che non lo si faccia [...] con i soldi pubblici?". Domanda retorica. Eppure proprio Bechis - la cui analisi, spiace dirlo per il direttore di un quotidiano finanziario, si basa su diverse argomentazioni inaccettabili anche per uno studente del primo anno di economia - aveva distinto costi pubblici e costi privati, sostenendo in pratica che i primi non hanno a che fare con il costo "vero"(??) di un referendum, e che invece quelli importanti sono solo i secondi.

Franko ha detto...

Ho letto il tuo lungo commento.
- E dove devo andare a parare? Le mie son considerazioni in libertà.
- Scusa, perchè mai non posso sostenerlo? Non occuperà molto tempo scrutinare un'altra urna, riempire altri verbali, registrare altri rappresentanti di lista, scrivere altri verbali di chi non ritira quella scheda ecc. ecc., ma comunque è altro tempo da impiegare. E quando si è stanchi anche le cose più facili possono diventare difficili.
- Le argomentazioni di Bechis mi sembrano ragionevoli. E condivisibili, in quanto danno delle spiegazioni. Poi esiste sempre la opzione di non essere d'accordo. Il problema è quello di accettare le valutazioni altrui, motivando perchè magari non è quella la spiegazione corretta.
- La mia considerazione sull'uso (e maluso) dei soldi (e delle risorse) in termini di vacche grasse va oltre la mera discussione sui referendum. E se appunto chiarisco il concetto: 'risorse' è perchè è ciò che accade nelle case di tanti di noi (spreco di gas, luce, acqua, cibo ... quando stiamo bene, le bollette son più costose e i sacchetti di spazzatura più pieni, anche oltre il necessario). Diciamo che nella mia filosofia, quella con la quale costrusco e gestisco questo piccolo spazio di mondo, faccio collegamenti anche ad altre considerazioni (vedi il post precedente: Quei sensi di colpa).
- Non sono, dunque, (le considerazioni di cui al capoverso precedente) così strettamente collegate con le argomentazioni da studente poco valente di primo anno di corso di economia; sul cui effettivo scarso valore, beh ... non saprei, sinceramente. Nella vita faccio (o quantomeno provo a fare) il geologo (e nemmeno il geofisico, pensa!). E non posso che fidarmi di quello che dicono i titolati in altre materie. Altre materie in cui cerco di entrare solo in punta di piedi, pur essendo abituato alle irruzioni nella mia (materia).

Anonimo ha detto...

So bene che nei tuoi post cerchi volutamente la commistione di argomenti diversi e ovviamente non ho nulla da obiettare. Diciamo allora (anzi, l'ho già scritto...) che stavolta sono io ad essermi perso tra valutazioni tecnico-organizzative sulla data del referendum, considerazioni macroeconomiche, protezione civile, iniziative politiche dalla dubbia moralità, distorsioni consumistiche, estrazioni del lotto e considerazioni sull'amletismo del Partito Democratico. Limite mio: evidentemente sono di quelli che non sanno godere della libertà altrui nel fare considerazioni in libertà, quantunque si astengano dall'intervenire in materie che non siano di loro stretta competenza.

Sul giudizio espresso a proposito dell'articolo di Bechis, in effetti, dovevo delle spiegazioni: non le ho date prima per non appesantire troppo il commento precedente.
Mi dispiace se adesso sarò pedante. Il giornalista:
1. Ha trascurato il concetto di costo-opportunità ("Gli economisti sostengono che andare al seggio due volte significa sprecare mezz'ora [...che...] vale 3,15 euro, cioè la metà del salario medio orario. [...] E' evidente come [...] non siano un costo in più per nessuno e non siano un risparmio in caso di accorpamento per alcuno");
2. Ha pasticciato con il concetto di costo sommerso ("alle europee di solito vota molto meno che alle politiche": e che c'azzeccano le europee? tutt'al più andrebbe considerata la base elettorale del referendum, che però è volatile. Le politiche rappresentano una buona stima dei "votanti potenziali" e proprio i votanti potenziali vanno considerati: o Bechis ritiene che il fatto che la gente non vada a votare sia un risparmio?);
3. E' stato "creativo" anche con l'aritmetica ("Altri 37 milioni di euro vengono calcolati sulla mancata produttività di presidenti di seggio e scrutatori [...]esentati dal lavoro. Anche questa cifra, del tutto virtuale, non è vera. Perché accorpando loro lavorerebbero più giorni consecutivi": sì ma anche ammettendo che l'accorpamento determini un giorno in più per gli scrutini, la soluzione accorpata comporta 4 giorni di mancato lavoro, quella non accorpata 6).
4. Infine, dicendo "Ma permettete una domanda: quante scuole fanno lezione il 22 di giugno?" ha dimenticato le scuole dell'infanzia, che restano aperte fino a fine mese.

Spero che converrai che la questione non è essere o non essere d'accordo con Bechis: è che l'articolo mi sembra fatto male non solo perché la punteggiatura non mi piace.

PS: nell'ultimo periodo del mio commento precedente, va letto "primi" dove c'è scritto "secondi", e viceversa.

Franko ha detto...

- Io non cerco niente. Solo, mi esprimo come meglio mi pare (almeno su questo spazio mio).
- io mi astengo quasi mai. Una cosa, però, è non astenermi sull'esprimere una opinione. Altro è esprimere giudizi di competenza su professionalità altrui o, tambien, manifestare competenza in materie di cui sono ignorante.
Anche io ho i miei limiti, e me li tengo ben stretti, per non dimenticarmene.
- Bechis ha dato una valutazione diversa rispetto alla stima dei 400 (Soru, oggi al Tg1 edizione 13.30 ha parlato di 450; si faccia in fretta, chè se no aumentano ancora) di cui si ripete da tempo.
- resto convinto che un calderone elettorale così compresso possa coportare un cattivo esercizio di democrazia. Ovviamente parto dal presupposto di chi valuta i pro e i contro durante l'intera campagna elettorale/referendaria.
Chi non ne ha bisogno perchè sa già cosa fare, buon per lui. Ma qui torno alla consapevolezza dei miei limiti (e forse di qualche altro italiano scarso come me) di cui sopra.

Anonimo ha detto...

Anch'io sono consapevole dei miei limiti, se è per questo.
E' proprio partendo da questo presupposto che, non volendo convincermi da solo della bontà delle mie critiche all'articolo di Bechis, dopo averne scritto qui ho posto la questione su noisefromamerica, il blog gestito da alcuni immigrati italiani nelle facoltà di economia delle università americane: se ti fa piacere da' un'occhiata (all'intero sito, non solo ai commenti che ho suscitato).

Franko ha detto...

dal primo sguardo sommario, almeno mi accorgo di non essere il solo a dubitare del fatto che la cifra di 400 milioni sia da prendere senza sconti (mi limitavo ai commenti; per guardare l'intero sito devo avere qualche minuto di tempo libero in più).
Detto questo, però, resta un altro dubbio. Ma magari se ne parla un'altra volta.

Anonimo ha detto...

avast..basta...achiud..the end...stop