
Premesso che mi scuso (con me stesso) per avere utilizzato lo schema "there can only be one" che il vs blogger preferito usò in occasione della sfida per la conquista del titolo NBA, sfida che come è noto si concluse con la vittoria dei Boston Celtics di Kevin Garnett e soci contro i Lakers di Kobe Bryant.
Non starò qui a dire per chi "faccio il tifo", nè dirò chi dei due è il candidato che preferirei vedere
quale prossimo presidente degli Stati Uniti.
Per il semplice fatto che mi è totalmente indifferente.
L'informazione avrebbe, forse, potuto darmi una mano a capire qualcosa in più. Ma il guaio è che, avendo perduto dimestichezza con l'inglese, non ho potuto approfondire il tema quanto mi sarebbe piaciuto fare seguendo i media d'oltreoceano. Il tempo, poi, è quello che è e a malincuore mi limiterò a seguire con curiosità e poco più l'esito delle votazioni.
Dice: ma perchè non hai seguito l'informazione sui media in Italia?
E perchè? Da quando in qua gli spot sono informazione?
Onestamente, da che sono iniziate le sfide fra i candidati repubblicani e quelli democratici, in Italia gli unici sotto i riflettori erano Obama e Clinton. Il candidato Obama (nero quando c'era da evidenziare l'aspetto simbolico di una eventuale elezione alla casa Bianca, afroamericano quando c'era da discutere con corrispondenti stranieri e bisognava essere, dunque, politically correct) e la candidata Clinton (la prima donna alla Casa Bianca? Con tutte quelle rughe? e l'ombra dell'illustre marito? E come chiameremo Bill: first man/gentleman/husband/sir?) hanno monopolizzato fin da subito le attenzioni (gli altri candidati sono stati del tutto ignorati), relegando al subordine le battaglie che si avvicendavano parallelamente sul fronte repubblicano. Un po' di indecisione su chi puntare fra Obama e Clinton (ma solo un poco, eh?) ed appena la aritmetica ha dato ragione ad Obama, in Italia è diventato presidente.
Sì, proprio così: Obama è già da alcuni mesi presidente degli Stati Uniti d'America. Basta seguire i programmi di informazione (?) che si occupano di ciò che vviene negli Stati Uniti
Indubbiamente i sondaggi stanno dando in vantaggio Obama (e non sono i sondaggi di Repubblica che davano Veltroni testa a testa con Berlusconi: stavolta i giornalisti possono parlare di cifre plausibili, non di fregnacce. Peraltro sapendo di dirle!) ma se non fosse stato per la nomina di Sarah Palin, a candidato vice-presidente, possiamo dire che i media italiani abbiano dato risalto alla convention repubblicana? Quando c'è stata la convention democratica, sembrava che fossimo al 5 novembre, non ad agosto ...
La battaglia presidenziale USA 2008 in Italia si basa sui vestiti della Palin, sulla nonna di Obama, sui punti che separano i candidati, sui 100.000 (sembravano due milioni e mezzo) di Denver, sull'ombra di Bush.
Ma i programmi?
La stampa italiana (RaiNews24, che è la testata che maggiormente segue l'estero) sembra l'ufficio stampa dei democratici (e Corradino Mineo sembra Travis Bickle il quale se ne frega di ciò che dice Palantine, tanto lui punta a Betsy).
Cosa accadrà in Iraq? Ed in Afghanistan? E della politica estera in generale degli USA?
E le tematiche ambientali tanto care ad Al Gore? Il democratico Obama chiuderà le centrali nucleari? Aprirà al protocollo di Kyoto?
E la pena di morte? Qualcuno dei candidati ha speso una parola sulla pena di morte?
E l'uso delle armi?
E la sanità? A parte qualche accenno di Hillary Clinton (la quale sembrava voler puntare ad una sanità più accessibile alle classi povere), cosa è passato in Italia circa i programmi dei candidati democratico e repubblicano, se intendono cambiare o conservare un sistema sanitario che se non hai l'assicurazione puoi restare a morire dissanguato sui gradini della clinica ma in ospedale non entri?
E sulla scuola? Sul sistema educativo? Cosa se ne sa?
Piuttosto, si è letto qualcosina in più della differenziazione anzi: della spaccatura profonda dell'elettorato afroamericano rispetto a quello ispanico, con quest ultimo che preferiva Clinton rispetto a quello nero che puntava su Obama. Sembrava di vedere il film di Spike Lee: Do the right thing.
Ecco il perchè del titolo di queste considerazioni (caspita! è la prima volta che motivo un titolo); sembra che il Dio degli idiomi abbia voluto farlo apposta a dare alla parola race, nella sua traduzione in italiano, il doppio significato di corsa e razza.
Insomma, ho avuto l'impressione di una campagna elettorale che in Italia, a fronte dell'ampio spazio dato, è stata assolutamente carente in termini di reale confronto dei programmi dei due candidati, le loro differenze, i loro punti in comune, i riflessi che si avrebbero in Italia se vincesse un candidato o l'altro (mi aspetto il solito buontempone che parlerà di Obama come leader dello schieramento di centro-sinistra e di McCain come quello del centro-destra americano ...).
Siamo qui a vedere celebrare da mesi Obama, e mi ricordo quando Rutelli e soci andavano a genuflettersi difronte al laburista Blair ... (i puntini stanno per via della pietosa coperta stesa su cosa è successo dopo).
Non una parola sul fatto che Colin Powell stia dalla parte di Obama, non una parola sul fatto che l'ex portavoce di Bush sia dalla parte di Obama. O meglio: la notizia del fatto sì, ma il suo significato? Non mi sembra che alcun giornalista italiano filo-Obama, a fronte di tanto interesse, si sia speso più di tanto per spiegare cosa ci sia dietro il passaggio di repubblicani doc che lasciano Mc Cain per schierarsi con i democratici, se ciò non voglia in qualche misura significare che, in fondo, Obama non abbia in animo di fare cose poi tanto differenti da quanto è nel DNA politico dei repubblicani. Possiamo però, qui in Italia, limitarci a dire che se Capezzone diventa il portavoce del governo è un opportunista e se lo fa Powell è il San Paolo del terzo millennio. Per giunta nero. Cosa altro chiedere alla politica?
Il D-Day si avvicina: There can only be one. Vinca il migliore.
... Io volevo che vincesse Hillary ...