giovedì 19 luglio 2012

Ti ho aspettato 57 giorni

"Ciao Paolo"
"Uè, Giovanni, ciao, come va?"
"Io bene, tu?"
"Tutto bene, grazie. Sono sempre qui, fermo presso la Traversa P.D. Pesce in attesa"
"Anche io sono qui fermo presso la Traversa P.D. Pesce; ti ricordi? 57 giorni fa ci siamo salutati. Ero con Francesca, Vito, Rocco e Antonio."
"Si, si, certo: ricordo. Io invece son qui con Agostino, Emanuela, Vincenzo, Walter e Claudio. Sono dall'altro lato rispetto a dove stai tu. Deve essere per questo che non ci vediamo."
"Figurati, Paolo, non è un problema. Che poi, qui è tranquillo. Un po' di movimento in questo peiodo estivo, gente che va a mare, qualche macchina di troppo, ma per il resto è tranquillo"
"Giovanni, anche qui è tranquillo. Forse c'è più ombra che da te, la sera anzi, con il bar qui vicino sotto la pineta è piacevole, sai? Poi, per il resto va bene. Anche se ..."
"Anche se?"
"Giovanni, lo sai, a me queste cose non piacciono. Non piacevano da vivo, figurati se mi interessano da morto. E però ..."
"Ho capito"
"E si, dai! Son passati vent'anni. Capisci? Vent'anni. Cioè, non è che cambi nulla: due, venti .... sono numeri, lo so. Però a volte un numero, una cifra, una ricorrenza; sono simboli, sono messaggi che andrebbero dati. E invece ..."
"E invece niente. Lo so. Tu dici: Un minimo ...."
"Già, un minimo. Caspita, una targa, una scritta, una corona, qualcosa insomma che ti faccia sentire ... non dico importante, quello no ... ma almeno che alle parole faccia seguito un minimo di fatti. Ricordare è importante. Fare ricordare anche di più"
"Fare ricordare ... la memoria"
"Bravo: la memoria. Non per noi,  nè per chi c'era vent'anni fa e c'è ancora oggi, ma per chi non c'era ieri e di Falcone, Borsellino e gli uomini della scorta sa poco o nulla: a queste generazioni la memoria bisogna costruirla, insegnarla, inculcarla, renderla viva".
"E invece ..."
"E invece niente. Tu là, io qui, con questa scritta mezza cancellata, con questi nomi nostri spiaccicati al muro mezzo storti ... chi lo sa che siamo qui?"
"Meh Paolo, vale la pena amareggiarci ancora? Son vent'anni che da qui ne vediamo e sentiamo di tutte"
"Hai ragione. Sai che penso?"
"Non me lo dire: lo immagino"
"E io te lo dico: siamo morti inutilmente. Anzi, mo' te lo dico: di una coroncina una volta ogni tanto e di qualche discorsetto distratto non so cosa farmene"
"Che facciamo?"
"E che facciamo? Stiamo qua. Fra cinque anni saranno 25. Come per i matrimoni: i funerali d'argento. Un'altra incarrettata di celebrazioni"
"Già. Meh, io mi accendo una sigaretta. Tanto, male non mi può fare"
"Ciao. Salutami tutti"
"Grazie, altrettanto. AH: salutami quel tale Trav. P.D. Pesce. Ma che è trav? Questo P.D.Pesce era forse un travestito?"
"Uagliò, sempre voglia di scherzare tu"
"E che vuoi? Se non proviamo a farci due risate ... almeno passiamo il tempo, qui. Che son vent'anni e non ci calcola nessuno"

venerdì 6 luglio 2012

Se anche il nome è una cagata

Italia, paese di santi, poeti, navigatori e neologismi.
Si cerca a tutti i costi di trovare un'inutile originalità nelle cose, nei fatti e nelle notizie, coniando un termine che possa accompagnare un evento di cronaca.
Io me la prendevo con i neologismi coniati per indicare gli scandali che vengono scoperti in Italia: Da Tangentopoli si sono susseguiti i vari; sanitopoli, calciopoli, vallettopoli, ecc. ecc.
Adesso, scimmiottando l'abitudine statunitense di dare un nome agli uragani (cosa che ha comunque un criterio), alle ondate di calore si stanno dando (non da parte del Istituto meteorologico ma da qualche buontempone che fa e dà le previsioni meteo su internet) nomi storico-mitologici: Scipione, Caronte, Minosse ... Chissà se, d'inverno, alle ondate di freddo verranno dati nomi tipo ... chessò ... Cody Maverick, Air Action VigorsolScrat ...  
Anche il sistema elettorale deve essere classificato con un nome che lo caratterizzi: Mattarellum, Porcellum, ora si pensa al Provincellum. Chissà se passa la ipotesi del sistema elettorale tedesco: il Merkellum, o quello alla francese: il Brunellum (in onore alla ex premier dame) ...
Io, modestamente, propongo il mio sistema elettorale: l'astensionellum.
Perchè, se anche il nome è una cagata ....

lunedì 2 luglio 2012

Foggia, Italia: mazzate a catena. E, per giunta, il TAR del Lazio non lavora di domenica.

L’avventura della nazionale azzurra si è conclusa mestamente ieri sera, a Kiev, con una pesante sconfitta da parte dei favoriti spagnoli.
Fra alti e bassi, l’Italia si era guadagnata, sostanzialmente con merito, questa finale: presa a pallate proprio dagli spagnoli all’esordio ma ugualmente strappando un pareggio, stentava contro la forte Croazia, che meritava ben altra sorte che non fare compagnia ai derelitti irlandesi, vinceva senza gloria proprio contro la squadra allenata da Trapattoni.
La partita contro l’Inghilterra non fu malaccio, avendo dominato in lungo ed in largo senza però concretezza, e salvata dal colpo di genio di Pirlo che cambiava l’inerzia mentale dei rigori con il cucchiaio.
Poi, la solita bella vittoria contro i carissimi tedeschi che non mancano mai di farsi volere bene, sul rettangolo di gioco (secondo me se cucinassero un po’ meglio e vestissero in maniera meno indecente, prima o poi ci battono), pur se anche qui concretizzando infinitamente meno di quanto costruito.
Infine la finale contro la Spagna, una partita probabilmente mal pensata da Prandelli, il quale mi è sembrato fare la formazione con il classico “braccetto”, timoroso eccessivamente di incontrare i favoriti, schierando calciatori stanchi ed infortunati, senza coraggio nel provare atleti che avevano giocato poco e che, forse, almeno sul piano atletico, avrebbero evitato la debacle.
Ma tant’è, siamo pur sempre l’Italia che basa la sua forza sul valore della famiglia, e mica possiamo pensare che il figlio di Prandelli … Ok, qui entriamo in un altro terreno.
Alla fine della giostra ci resta un secondo posto tanto inatteso quanto perfettamente inutile, una batosta che resta negli annali, la rassegnazione alla sconfitta puntualmente arrivata  (in Europa fu lo stesso, con il Barcellona che prese a racchettate il Milan, tra la gioia di tutti, mentre al Chelsea la parte dello sconfitto contento non piacque, ed i risultati si videro), una copertura televisiva RAI dell’evento tanto costante quanto mortificante.
Inutile pure ricordare ciò che andrebbe dimenticato al più presto: le telecronache con i commenti tecnici degli esperti: D’Amico, Collovati, Dossena, e poi Gene Gnocchi, Zazzaroni, Varriale e la sua battutona sullo spread che grida ancora vendetta, … Amedeo Goria che suggella la sua presenza nel dopo-partita con dieci minuti di Monti ai microfoni che parlava di cose strane, che la sconfitta potrebbe causare un ulteriore aumento dell’IVA o un aumento della benzina … boh?
Non ci siam fatti mancare nemmeno la puntata di Bruno Vespa sugli Europei.
Insomma, la giostra finisce in modo triste, si torna mestamente alla programmazione estiva in TV, riprende SuperQuark, Colombo e Monk resistono su Rete4, mi aspetto La Signora in Giallo su Rai1 da un momento all’altro, per non parlare del fatto realmente giornalisticamente significativo, cioè che fa caldo e non piove. Che, per essere estate, insomma, oh!

Nel nostro piccolo, a Foggia, patiamo non solo il caldo, ma anche e soprattutto una agonia che sembra si vada a concretizzare a metà luglio quando, senza soldi, non ci sarà iscrizione e, quindi, la gloriosa avventura durata 92 anni del nostro grande Foggia, terminerà nel modo più triste.
Il dibattito fra chi (il sottoscritto) spera che anche con una forte penalizzazione, si possa e si debba mantenere la categoria e chi invece pensa che sarebbe l’ora di resettare e ripartire dall’Eccellenza (in tal caso ai miei amici di Mola ho promesso la braciola per quando si giocherà a Foggia, e mi aspetto una carovana di ospiti) continua.
In mezzo a tutto ciò, si fa largo sempre chi sostiene la teoria che, con tanti problemi che abbiamo, al calcio stiamo a pensare? Che le istituzioni, con tutte le emergenze da fronteggiare, al calcio stanno a pensare?
Ebbene, a queste persone, un piccolo, modesto invito. Ieri sera e nelle altre serate (specialmente quelle contro l’Inghilterra e la Germania) si sono viste folle notevoli accalcarsi nelle piazze di fronte ai maxi-schermi per sostenere la Nazionale.
Non mi interessa qui sottolineare l’aspetto sociale della questione, non sono in grado di poter sostenere una tale discussione; una cosa, però, mi ha fatto pensare: nelle piazze, nei bar, i tavolini, i locali …. Quanta gente ha lavorato? Quanti consumi ci sono stati? Quanti gadget si sono venduti?
A Mola, ieri e giovedì e domenica scorsi, penso che a qualcuno abbia fatto piacere e comodo avere questi eventi, interesse sportivo a parte.
E penso a quando, a Foggia, venivano le squadre di serie A o di serie B. Ora, purtroppo, da molti anni a questa parte, vengono a giocare solo squadre di serie C, eppure un certo movimento in termini di economia si mantiene. Forse, se a Foggia l’evento calcistico-clou dovesse essere la partita contro il Carapelle, beh, con tutto il rispetto (come suol dirsi in questi casi) per il Carapelle, allora si  che si potrà dire che la città avrà bisogno di altro che non pensare al calcio.
Bah!