sabato 24 gennaio 2015

Cornuto! Anzi no: ricchione!

A tutti quelli che si sono sentiti offesi e preoccupati perché 12 milioni di euro per il rilascio di Greta e Vanessa pesano sulle tasche di tutti noi contribuenti, e a quelli che chiedono a gran voce che il riscatto se lo devono pagare loro, devo dire che a me pesa molto il loro silenzio nel non esprimere lo stesso sdegno nei confronti di quei funzionari della Motorizzazione Civile (civile?) che hanno inteso negare la patente ad un ragazzo omosessuale.
Oggi lo stato deve risarcire 20000 euro per condotta discriminatoria.
Lo stato, non un funzionario. Ma nessuno sbraita dicendo che sia lui a pagare, a tirarli di tasca sua.
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Non è questione di 12 milioni o di ventimila. Non dovrebbe.
E' questione di dignità, di diritti umani.
Ma in Italia l'aria è buona e fa piacere a tanti aprire bocca per dare aria ai denti. E non è questione di una parte (più o meno) politica invece di un'altra. Perchè a dire senza pensarci troppo: "Siamo tutti Charlie Hebdo" siamo tutti bravi, non costa niente essere solidali, la libertà di espressione, i diritti di ognuno di noi, Voltaire, e le puttanate.
La solidarietà vera è una cosa seria.
Appuntatevi al petto una spilletta: "Siamo tutti Danilo Giuffrida", mettetevi la maglietta con su scritto: "Siamo tutti gay".

venerdì 16 gennaio 2015

Partire è un po' rapire

Premessa
Sai quanto gli sta andando in culo a quei parenti che hanno visto i propri cari rapiti e uccisi (e talkvolta nemmeno mai ritrovati o al più restituiti a pezzetti) perchè lo stato, fermo, forte ed autorevole, non si piega ai ricatti dei criminali?
Per non parlare della figura di merda fatta in poche ore, passando brillantemente dal: "non è stato pagato alcun riscatto" alla audizione in parlamento di Gentiloni (occhio, lo hanno segnalato come possibile futuro presidente della repubblica delle banane) che ha detto senza dirlo che i soldi sono stati cacciati. AH! se sono stati cacciati ....
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Lancia spezzata
Non credo che i missionari che vengono trucidati da invasati per motivi religiosi o da rubagalline che mordono la mano di chi ha provato a sfamarli siano definiti imbecilli, coglioni, troie (solo le missionarie, però; il sessimo trasforma il martire in puttana) o "facessero opere di carità in Italia che ce n'è tanto bisogno". E allora perchè due ragazze non hanno il diritto a fare delle scelte: 1 - avventate 2 - idiote 3 - coraggiose 4 - generose che vanno contro il buonsenso di genitori che, magari, da ragazzi erano molto più scapestrati delle loro giovani figlie? 
Si nasce incendiari e si muore pompieri, e anche fra i più rivoluzionari da giovani si annida il pensiero e la speranza che il proprio figlio un giorno possa e voglia smettere di fare di testa sua e magari si trovasse un bel posto fisso; per non parlare del fatto che la moglie smetterebbe, una volta per tutte di rinfacciargli il fatto che: "Inutile che lo rimproveri: è uguale a te da giovane".
Quelle due ragazze possono avere fatto tutto e il contrario di tutto, ma da un sacco di gente che fino a ieri comprava matite da mettersi nel taschino perchè si sentiva Charlie Hebdo, sentir dare della troia e racchia (che c'entra essere racchie, poi? non eravamo tutti illuministi?), onestamente, ... si! me lo aspettavo!!!!   

venerdì 9 gennaio 2015

Morire in compagnia

Tanto tempo fa, ma erano ancora i tempi dei blog, mi chiedevo il perchè dele reazioni sdegnate ed indignate delle istituzioni e dell'opinione pubblica di fronte alla tragedia della Thyssen Krupp. Una assurda tragedia sul lavoro in cui morirono ben sette operai.
Mi chiedevo: fanno rabbia e generano sdegno sette operai morti tutti insieme, o è la morte sul lavoro che suscita queste emozioni?
No, perchè tante volte son relegate in un trafiletto di cronaca o al massimo a pagina capocchia del Televideo le notizie relative al manovale caduto da un'impalcatura o il contadino travolto dal trattore, ecc..
Cosa è che si innesca?
Indubbiamente c'è la "notiziabilità". Penso che questo sia il concetto base del giornalista: quello di trovare la notizia che genera l'interesse.
Poi l'onda emotiva fluisce, e scatta il dolore mediatico. 
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Ecco, io alla notizia della strage di Parigi di due giorni fa sono rimasto non sorpreso (a Salman Rushdie gliela giurarono per la faccenda dei Versetti Satanici da decenni  e se non l'hanno fatto ancora fuori è per la scorta internazionale, mica per altro; a protezione di quelli di Charlie Hebdo, al massimo stava un codice alla porta), ma spaventato.
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Ho sentito parlare tanto di libertà di stampa e di libertà di espressione, anche da chi ha sul calcio della propria pistola numerose tacche, ognuna per una querela sporta ad un giornalista irriverente. Sono stati importanti i richiami alla importanza della libertà di stampa e di espressione. E sono state tanto importanti quanto inascoltate le parole di chi cerca di ricordare che Charlie Hebdo non è un giornale di satira anti islamico, ma un giornale di satira.
La libertà di stampa, di espressione e di satira che, pascolando nei tristi campi dei "comici" di casa nostra, mi fa ensare che sono ancora in tanti quelli che ancora non si riprendono dall'appannamento di Berlusconi e se gli tolgono Gaparri sono davvero finiti, al massimo leggono Dante in tv.
La libertà di stampa e di satira che è molto più di una risata grassa per una vignetta che prende di mira e colpisce l'odiato nemico, sia Berlusconi, sia il Papa, sia chiunque; la libertà di stampa e di espressione di cui la satira è solo una faccia della stessa medaglia, che diventa importante quando si capisce che quella vignetta è un editoriale, non semplicemente il riquadro "... le ultime parole famose" in quart'ultima pagina de La Settimana Enigmistica. La satira, la vignetta satirica che se ti lascia l'amaro in bocca, devi solo ritagliarla e conservarla nella biblioteca di casa.
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Il manovale rumeno morto schiacciato da un solaio almeno trova spazio in qualche edizione serale del TG regionale di qualche parte d'Italia, ma sfido chiunque a contare fino a 128, tante quante sono (io ho sempre paura delle stime in difetto) le morti registrate fra i giornalisti uccisi in tutto il mondo per avere fatto il loro dovere contro qualcuno dalla memoria lunga che sapeva che gliela avrebbe e gliela aveva giurata.
Poi tutt'insieme muoiono ammazzati quattro giornalisti di una testata giornalistica satirica francese, e ci si ricorda, fra le lacrime, lo sdegno, le candele, le fiaccolate, le spillette appuntate in petto pronte a tempo di record, che uno dei pilastri della nostra società è la libertà di espressione e di stampa.
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Posso restare perplesso se perfino queste manifestazioni di cordoglio adesso su tanti giornali le chiamano "flash-mob"?