mercoledì 30 ottobre 2013

La volpe, l'uva, Martucci, la poltrona.

LA VOLPE e L’UVA

Un giorno una volpe molto furba e affamata passò accanto a una vigna e vide alcuni bellissimi grappoli d’uva che pendevano da un pergolato.
- Bella quell’uva! – esclamò la volpe e spiccò un balzo per cercare di afferrarla, ma non riuscì a raggiungerla, perchè era troppo alta.
Saltò ancora e poi ancora e più saltava più le veniva fame.
Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla disse: – Questa uva sicuramente è innaffiata con acqua di falda inquinata proveniente da Martucci e non me la mangio!
E, gonfiando il petto per darsi un contegno nonostante la delusione patita e la pancia vuota, si allontanò.


Come tutte le favole, anche questo breve racconto ha la sua morale. La favola è scritta per coloro che disprezzano a parole ciò che non possono avere.

giovedì 24 ottobre 2013

Equo porcello

Uno pensa di fare una battuta idiota, e finirla lì.
A volte, però, la battuta idiota resta ma non finisce lì.
...
Capita così che, a proposito della storiaccia brutta della compravendita dei senatori, uno (uno a caso, eh?) scrive:
"Compravendita di senatori. Quante cazzo di storie per un cavallo ..."
Poi, dato che la curiosità è femmina solo di nome, costui cerca delle notizie in più sull'aneddoto storico secondo il quale l'imperatore Caligola avesse nominato, in dispregio del Senato, un cavallo, il suo cavallo, senatore romano; costui scopre così che il soprannome di quel cavallo, in onore alla sua velocità, era Incitatus. ma il suo nome vero, originale, era: Porcellus.
Che mi ricorda un'altra cosa tanto attuale e tanto attinente con la politica di oggi. 
E' sempre più vero: chi non conosce la storia, è destinato a subirla.
Insomma: uno vorrebbe mangiare carne di cavallo, ma si dovrà accontentare di quella di maiale. Anzi: di porcellum.

martedì 22 ottobre 2013

Cattivi discepoli

Si dice che i politici non possono essere uomini buoni per tutte le stagioni, (auto)riciclandosi pur di stare al potere.
E c'è chi si muove nei fanghi melmosi della politica inventandosi sigle e partiti, accusando i berlusconi, i casini i fini i dipietro di avere personalizzato la politica, criticando il cesarismo.
SEL.
Ma cosa c'è di diverso nel crearsi il "proprio" partito? Solo non averci messo il proprio nome sopra? Come M5S, del resto?  
Un tempo si parlava di cattivi maestri. E si credeva che fosse passata quella triste stagione.
Purtroppo, Mario, io vedo che oggi esistono anche i cattivi discepoli.
Sono quelli che ieri si commuovevano e quasi esaltavano le proprie lacrime quando il palco accoglieva il tuo governatore, e ne perpetravano le gesta. Oggi sono in prima fila a dire che quello scempio ci ammazza.
Mi fanno rabbia quelli che arringavano la folla prima; mi fanno rabbia gli arringati di ieri che arringano la folla oggi.
Non si può essere buoni per tutte le stagioni. E chi ieri filosofeggiava qui, al paesello, traendo ispirazione dal "poeta", oggi appenda al chiodo il megafono; c'è tempo e modo per tornare sui propri passi, ma almeno non prima di avere fatto un pubblico e, possibilmente, sincero mea culpa.

giovedì 17 ottobre 2013

La Divina Farsa

Eppure, sulla faccenda della sepoltura di Priebke, penso che se non esistesse l'inutile culto dei morti e dei loro corpi, cellule prive di quei contatti elettrici che ne fanno un essere vivente, tutto questo frastuono di cazzate non esisterebbe.
I defunti sono solo nei ricordi delle persone.
Vi faccio una domanda.
Se questo pezzo di merda rinchiuso in una cassa di legno (che, ribadisco la mia idea, andrebbe trattata come nella sua amata Argentina i generali trattavano i poveri studenti: gettato in mare da un aereo e, così, "desaparecido" per sempre) fosse morto all'età di trent'anni ed i suoi organi fossero serviti per fare vivere malati bisognevoli di un trapianto: una cornea, un fegato, un cuore ... chi avrebbe voluto dire no ai malati in attesa, perchè quello era il corpo del boia delle Ardeatine? Una ragazza con un futuro da Premio Nobel, o promessa dell'atletica, o "semplicemente" amorevole madre di famiglia, con un rene di Priebke diventerebbe un pericoloso criminale? 
Un corpo è solo un corpo; perchè la società non lascia che si distrugga naturalmente, consentendo semplicemente che la Natura faccia il suo corso e lasciando a chi resta il ricordo dei propri cari trucidati da quel capitano tedesco che nessuno piange, nessuno vuole, nemmeno i figli?
Maledetta religione, e maledetto Dante e le sue strampalate idee sull'Inferno, il Paradiso ... Ma se Beatrice te l'avesse data, benedetto nasone, tu invece della Divina Commedia avresti magari scritto qualcos'altro, magari le regole del fuorigioco nel calcio, e noi saremmo ora, qui, vivendo meglio le noste vite, senza angustiarci dell'aldilà ma solo della rubrica dei libri di Conchita De Gregorio.
Per non parlare di Benigni ... 

mercoledì 16 ottobre 2013

Caro Terry, avrei voluto dirti che ...

Eh! Caro Terry, non ti nascondo che l’altra sera, venerdì 11 ottobre, avrei voluto salutarti di persona e, con quel pizzico di narcisismo che tutti, più o meno, abbiamo, avrei voluto farlo pubblicamente. Nella cornice del bel teatro Nicolò Van Westerhout, per ringraziare il tuo carissimo amico Vitangelo che mi ha permesso di conoscerti; Vitangelo, col quale, una mattina di tanti anni fa, parlando del più e del meno in una stanza dell’Istituto Agronomico Mediterraneo a Bari, si arrivò a parlare di Mola, dei sui difetti, dei suoi pregi, delle sue tradizioni, del dialetto. E, dunque, di te. Da lì a pensare di attivarsi per il conferimento della cittadinanza onoraria a Terry Mildare, fu un tutt’uno. E con gli amici dell’Associazione dei Molesi nel Mondo iniziammo quel percorso che, con l’aiuto di tanti, ha portato oggi a riannodare quei fili che anni fa restarono, chissà mai perché, sciolti. Sarebbe stato emozionante per me quel palco; per ringraziare Vitangelo, per ringraziare l’amministrazione comunale tutta; e soprattutto per ringraziare te. Ma non tanto, o non solo, per essere lì a ricevere quel riconoscimento, quella pergamena, la cittadinanza onoraria. Il mio ringraziamento voleva essere un ringraziamento per tutto ciò che avevi fatto per la comunità molese, per i tuoi lunghi studi. Con Vitangelo ne parlammo tante volte; cos’è il dialetto per una comunità se non la sua propria essenza? E, dunque, come non poter essere riconoscenti verso una persona che la ha conosciuta, se ne è incuriosito, se ne è affezionato, l’ha fatta propria, la ha amata? Quell’essenza, quel dialetto curato e studiato al punto da trattarlo come una lingua? Il dialetto, importante per una comunità; ancor più per una comunità come quella molese che come poche altre ha conosciuto il fenomeno sociale, tante volte la piaga sociale della emigrazione. L’emigrazione che ha portato via a tutti qualcuno: a chi un figlio, a chi un marito, a chi un padre, un fratello, uno zio … gli amici … L’emigrazione, che quando costoro tornavano in Italia magari tornavano con uno spagnolo o un inglese improbabile, con l’italiano contaminato, ma con il dialetto sempre perfetto. Caro Terry, tu hai valorizzato quel dialetto, quella lingua che in tanti, i tanti Molesi nel Mondo hanno parlato a Buenos Aires, a Caracas, a New York e che consentiva, a chi l’ascoltava di girarsi e dire: “Sei anche tu molese: a chi appartieni?”, mentre la gente del posto pensava: “Chi sono questi, da dove vengono?”. In quei momenti, a Mola, come in tutte le comunità pugliesi ed italiane, quando si cercavano le prime notizie dei propri affetti oramai lontani, si sperava che tutto andasse per il verso giusto, e ci si rallegrava quando si veniva a sapere che le comunità locali, la gente del posto, riservava una buona accoglienza verso i propri cari, e ci si rattristava quando invece l’accoglienza era di diffidenza o emarginazione o rifiuto. Oggi dall’Italia, da Mola non si parte più. In Italia, a Mola si arriva a cercare “l’opportunità”. Oggi sono dunque i molesi che ascoltano un suono diverso, un dialetto diverso, una lingua diversa. La lingua dei Molesi del Mondo. Ma i dialetti, gli idiomi, le lingue si incrociano, nel Mondo; studiarli significa accorciare le distanze e, forse, allontanare le diffidenze. Anche per questo avrei voluto dirti, l’altra sera sul palco: grazie, Terry.

venerdì 4 ottobre 2013

Pietà ed aritmetica

Quando metti in colonna tanti "uno", ma tanti, non ti accorgi di cosa hai sommato, finchè non metti "uguale", tiri la linea e fai la somma.
E ti sorprendi, ti spaventi, leggendo quel numero così enorme.
...
Non ci si può sorprendere perchè abbiamo letto: 100 tutto d'un fiato, ieri, mentre sono anni che al 31 dicembre leggiamo mille, mille e cinquecento e distrattamente pensiamo ... no, non pensiamo niente.
Non ci si può sorprendere perchè ieri abbiamo VISTO materialmente, in fila su una banchina, cosa è quel numero cento.
E non ci si può sorprendere perchè quando le statistiche dicono: almeno altrettanti finiscono in mare prima e non li vediamo nemmeno arrivare, e dunque non riusciamo nemmeno a contarli, distrattamente pensiamo ... niente, pensiamo niente.
Non si possono piangere cento lacrime, ieri, una per ogni corpo allineato su una banchina di un porto, e non offrirne nemmeno una quando sulla banchina ne giace uno solo, di corpo. Un corpo senza nome, un corpo solo, solo anche nella morte.
...
L'emotività è inevitabile; la pietà mediatica, però, è orribile.

giovedì 3 ottobre 2013

Pantomima già vista, soluzione già Letta.

Ma vaffanculo a tutti.
A tutti voi ed alla Democrazia Cristiana che ha vinto ancora una volta.
Chi esultava, ieri? Chi esulta, oggi?
Chi nel PD, chi nel PdL?
La legge elettorale. La solita bufala, l'ennesima truffa ad un popolo bue, idiota ed imbecille che sarà nuovamente felice di farsi prendere per il culo, di essersi fatto prendere per il culo, di prendersi da solo per il culo quando, varata la "nuova" legge elettorale, scongiurato il pericolo per la democrazia noto a tutti con il nome di Porcellum, quando saranno tornate le preferenze, torneranno/resteranno in Parlamento i Bindi, i Formigoni, i Casini, i Giovanardi, i Pisicchio ... e poi, probabilmente, tornerà Di Pietro, Ferrero, Ingroia, se proprio vogliamo esagerare possiamo anche rivedere Diliberto, ecc. (anche se questo dipende da cosa decideranno di spartirsi e con chi i vincitori di ieri).
L'unica, vera legge elettorale è quella scritta nella matita di ciascuno che entra nell'urna da elettore; l'unica legge elettorale è quella scritta nella coscienza di chi deicde CHI deve andare in parlamento a rappresnetarlo; l'unica legge elettorale è quella che fa decidere a chi va al seggio di entrare cittadino e uscire coglione, il solito coglione come l'altra volta e l'altra e l'altra ancora.
Viva, dunque, la nuova legge elettorale prossima ventura, che creerà un nuovo tecnicismo per contare i voti e farà entrare qualcuno o farà restare fuori qualcun altro.
Ed il popolo sarà contento. Di cosa non lo so, ma sarà contento.   
Dice, ma quelli tipo D'Alema (e con Veltroni sempre in agguato, perchè finchè c'è Fazio, c'è speranza), che hanno deciso di non partecipare alle elezioni ma son lì a dirigere e comandare, a decidere chi deve essere il Presidente della Repubblica e chi no, che non si capisce se lo pagano o meno per stare dappertutto e spostarsi con auto più o meno blu ed autista. Cioè. magari quelli son soldi del partito e, beh, forse questo sposta il problema su un altro tema, il finanziamento pubblico dei partiti, che senza tutti 'sti soldi (a proposito: in che regime siamo? ancora al 100%? non esisteva un piano triennale di decurtazione delle somme del famigerato "rimborso"? che fine ha fatto?), col cazzo che vanno facendo i tour in auto, camper, treno, pullman ... 
Vabbè, ero partito con la legge elettorale, son giunto al finanziamento pubblico ai partiti; se continuassi richierei di finire alle Fondazioni, alle banche, ... Non è il caso.
In questo paese che ispirò Cambronne, dove non si farà mai un cazzo. almeno facciamolo con calma.