mercoledì 30 gennaio 2008

Governo Marini? Si, grazie!


Figuriamoci i ministri ...

lunedì 28 gennaio 2008

Ich bin ein Neger


domenica 27 gennaio 2008

Giganti deboli

sabato 26 gennaio 2008

Ultima ratio


Rosso Antico

Non parlo del "principe degli aperitivi", quello che i meno giovani come (ahimè) il sottoscritto ricordano nel suo colore "rosso improbabile", ma di una sinistra che vota, non vota, dissente (scegliete voi) decisioni che in questi quasi due anni hanno sorprendentemente votato.
Il cadavere politico di Prodi è ancora caldo, anzi: qualcuno dice che si sta ancora muovendo (mentre lui smentisce: "farò il nonno" ... allora parla! 47 sulla ruota di Roma) e già quelli che, onestamente va riconosciuto, sono stati i più fedeli e convinti alleati del fu governo, sia pure fra qualche mal di pancia di troppo, iniziano a sfilarsi gli stretti abiti di maggioranza.
Tornano i distinguo e, oserei dire, finalmente.
Due giorni fa è morto Bernie Boston. Torniamo a mettere fiori nei cannoni.

venerdì 25 gennaio 2008

Lupo Mastella, domatore Prodi

Mala cosa es tener un lobo cogido por las orejas, pues no sabes cómo soltarlo ni cómo continuar aguantándolo.
Publio Terencio Afer

giovedì 24 gennaio 2008

Risparmia l'acqua; risparmia il fiato

Non si farà mai abbastanza, e certamente non lo si sta facendo, per informare che esistono emergenze che incombono sulle nostre vite e di cui ancora non ne comprendiamo la gravità.
La crisi locale e contingente dei rifiuti e quella globale dell'energia.
Ma dell'emergenza idrica, probabilmente non si ha ancora piena coscienza.
Eppure l'acqua, come il petrolio, come il metano, come ... l'uranio, non è infinita. L'acqua è il bene prezioso che non so perchè non riusciamo ad apprezzare come dovremmo.
Paradossi.
Così come per il sole: una risorsa che la Germania cerca l'estate transumando fino a Rimini e oltre, eppure la ha fatta entrare nel proprio stile di vita pur essendone povera, così è per l'acqua.
Il Nord Europa, che di acqua ne ha in quantità, eppure ne fa uso accorto, la depura, la affina, la riutilizza.
Al paesello si fa festa perchè da Conversano si sono allacciati alla "nostra" condotta e si butta in mare un refluo lercio.
L'educazione al comportamento è fondamentale. A tutti i livelli. Va bene perfino il Ministro Pecoraro Scanio che ci invita a chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti. Va bene così, è giusto. Non possiamo permettrci di buttare ciò che manca.
La saggezza del nonno dice che sono le gocce che fanno i litri.
Ben vengano, dunque, le iniziative. Anche quelle dell'AQP. Certo, ci sarebbe da scrivere enciclopedie sugli sprechi dell'acquedotto, sulle perdite, sui centinaia, migliaia di metri cubi di acque che si buttano quando un pozzo va "allo scarico" dopo una pausa prima di essere rimesso in esercizio.
Ma poichè non si può avere tutto dalla vita, accontentiamoci del kit.
...
Eppure ... qualcosa non va. Il fatto è che nella vita c'è sempre un "però". Quel benedetto "però" che ti fa girare i santissimi.
Certamente è un mio limite, ma non sopporto che mi facciano i predicozzi.

"Sono fra quelli che credono realmente che debbano essere presi in seria considerazione tutti i suggerimenti di chi ne sa più di me per risparmiare acqua, energia, adottare comportamenti ambientalmente "virtuosi", anche nel microcosmo delle mura domestiche.
Anche chiudere quella fontanina, se il parco deve restare chiuso, penso che sia giusto.
Giusto come sarebbe giusto fare in mille altri casi. Ma lì, in quel giardino, credo che una fontanina che butta acqua nel deserto dell'incuria, sia più grave che in altre situazioni" 17.10.2007

mercoledì 23 gennaio 2008

Preparando il 4 febbraio

Carta Abierta al Presidente de la República Bolivariana de Venezuela, Hugo Rafael Chávez Frías
Señor presidente Chávez, En nombre de la gente de Colombia, no del gobierno ni de ninguna entidad gubernamental, quisiéramos darle las más sinceras gracias por sus oficios como mediador en la liberación de las dos secuestradas Clara Rojas y Consuelo González. Son de todos muy conocidas, por sus recientes acciones y declaraciones, las grandes razones humanitarias que le han motivado a ser el gran intermediario en el conflicto que vive nuestra bella Colombia desde hace tantos años. Por eso, estamos todos seguros que usted, Presidente Chávez, es capaz de lograr la liberación de los restantes 698 secuestrados por las FARC. A cambio de eso, Presidente Chávez, y a nombre de la gran mayoría de Colombianos, le extiendo una mano con nuestros mejores deseos para usted y una lista de regalos. Le damos las FARC y al ELN, todas para usted. No nos las merecemos, nuestro egoísmo hace que rechacemos a estas personas tan humanitarias, llévenselas usted y disfrútenlas. Le damos toda la droga que esta en los territorios donde se esconden las FARC, haga lo que le plazca con ella. Regálensela a los jóvenes europeos que constantemente hacen colectas para ayudar a las guerrillas, creo que se lo merecen. Le damos todas las minas quiebra patas que han puesto las FARC en nuestra tierra, le damos los burros-bombas, le damos los cilindros explosivos con lo que se han destruido humildes pueblos. Le damos a todos los que odian a Colombia, le damos a Piedad Córdoba, úsela a su antojo, desfrútela. Le damos a todos los violentos, los delincuentes, los políticos corruptos. Le damos el gobierno de transición que Piedad Córdoba le prometió a Simón Trinidad. Le damos a Simón Trinidad, cuando cumpla su condena en los Estados Unidos, se lo puede llevar también. Le damos el terrorismo que asola nuestra nación, cójaselo para usted. Cuando ya lo tenga, llámelo como quiera "beligerancia", "humanismo", "altruismo", "proyecto Bolivariano". Le damos a los paramilitares, triste consecuencia de las acciones "humanitarias" de las guerrillas. Le damos nuestras lágrimas, nuestros miedos, nuestros temores, nuestras pesadillas, nuestro dolor, nuestros más funestos recuerdos. Le damos todo eso, presidente, si disfrútelo y compártalo con todos los que lo aplauden, con todos los que alientan su proyecto Bolivariano. Por favor, no lo devuelva, es todo suyo. Se lo damos de todo corazón.
Respetuosamente, Un colombiano más.
TODA COLOMBIA SE CANSÓ DE TANTA MAMADERA DE GALLO, DE TANTAS MENTIRAS Y DE TANTA MALDAD. Toda Colombia se cansó de que en los países del mundo que no saben nada de nuestro país existan JÓVENES INGENUOS que creen en la estúpida mentira, de que las FARC representan ... la lucha del pueblo colombiano.
Toda Colombia se cansó de ver como un puñado de ASESINOS Y CRIMINALES juegan miserablemente con el dolor de los familiares de los secuestrados para exigir privilegios que no se merecen. Toda Colombia se cansó de estar arrodillada ante el terror, ante el miedo a perder la vida, la libertad y la dignidad por cuenta de estos GENOCIDAS.
POR ESO EL DIA LUNES 4 DE FEBRERO COLOMBIA ENTERA SERÁ UNA SOLA Y PACIFICA VOZ QUE MARCHARÁ PARA DECIRLE AL MUNDO DESDE LAS ENTRAÑAS DE SU ALMA Y DE SU CONCIENCIA, QUE NO QUEREMOS A LAS FARC, QUE RECHAZAMOS TAJANTEMENTE LA EXISTENCIA DE ESA GUERRILLA, Y QUE YA ES HORA DE LIBERAR A LOS SECUESTRADOS UNILATERALMENTE.
Con este grito inmenso lograremos decirle al mundo de forma contundente que las FARC son una plaga inhumana y cruel, y lograremos que algunos guerrilleros que aun tengan cerebro y corazón se den cuenta del mal que están haciendo y se desmovilicen masivamente.
Todos difundan este mensaje por toda Colombia, hagan llegar este mensaje a todos sus contactos, y reguémonos como pólvora, porque seremos todos protagonistas de un momento único en Colombia, el momento en que les diremos al mundo entero,
NO MAS FARC... NO QUEREMOS MAS FARC.. DEJENOS EN PAZ....!

"Posso ancora farcela"




martedì 22 gennaio 2008

Isacco Pecoraro Scanio

Onestamente non si può dire che il ministro Mastella non abbia dimostrato un qualcosa in più rispetto a tanti suoi colleghi ministri e parlamentari, molto logorroici e verbosi, ma che poi al diradarsi del fumo delle dichiarazioni non hanno mai fatto seguire l'arrosto della sostanza.
Turigliatto, Rossi, Rame, Dini, DiPietro, Berlusconi, ... l'elenco dei minacciosi è stato lungo, pur nella ancora breve durata di questo Governo.
Minacce di crisi sistematicamente svanite nel nulla.
Fino a che la situazione la ha presa in mano lui, Mastella: uno che sa alternare la dotta citazione al vaffanculo in ceppalonese.
Inevitabili sono scattate le invidie: Dini è furibondo, ma anche Pecoraro Scanio un po' se la sente (anche se solo pochi giorni fa sembrava di tutt'altro avviso).
Non resta che attendere: la fiducia alla Camera è prevista per domani, dove forse ci sarannno i numeri. Al Senato non è così semplice e secondo me Prodi, una volta visti i gruppi del Si e quelli del No, prima di andare a farsi fucilare in Senato, farà la sua brava visita al Colle e rinuncerà. Vuole cadere in piedi, e ha ragione.
Ha perso la pazienza, finalmente. La faccia, c'è da scommetterci, qualcun altro no.
Intanto lo scenario fa pensare che non è da escludere il voto prima del referendum, proprio come voleva Berlusconi, l'unico che non si metterebbe schifo a rivotare con l'attuale sistema. E magari come vorrebbe lo stesso Mastella, nell'ultimo tentativo di visibilità prima di farsi ingoiare dal nuovo partito: il Partito Democratico delle Libertà.

lunedì 21 gennaio 2008

Galleria

Uomo Immagine
"Please, visit Italy"
Ma secondo voi fa più ridere lui "vero" o Guzzanti quando lo imitava?
Aggiornamento: ovviamente la colpa è sua.
...
Uomo?
Nel pietoso (nel senso del velo) silenzio dei media, Bertinotti (non si capisce se in veste privata, come leader di RC o come Presidente della Camera) ha fatto visita a questo genio.
Avrà offerto?
...

Couto interruptus

Proprio sul più bello ...

...
Siamo noi, siamo noi
La Juventus del terzo millennio siamo noi ...

sabato 19 gennaio 2008

Facce

Facce di gomma, facce di bronzo.

Trombate si, ma bolivariane!

Sembra un caso, ma forse non lo è. Anzi, ne sono certo: il destino ci accompagna da che siamo nati, concepiti, magari anche prima. Esiste un disegno.
Anche la scelta che fanno tutti gli sposi di questo mondo quando sanno di aspettare un figlio, pur se spesso condizionata da motivi di tradizione, un po' riflette quello che è, sarà, il carattere, la personalità del futuro cittadino del mondo.
Nomen Omen, direbbe qualcuno.
E così succede che anche le scelte quotidiane non vengono fatte mai per caso.
Non è questione nè di latitudine, nè di sesso, nè di etnia, nè di religione.
E' il destino, quel segno indelebile che è intrinsecamente tuo.
"Querida, se ve tan maravillosa anoche"
"Thank You, sir"
"Desde la primera vez que la vi, nunca pude sacarla de mis pensamientos mas atrevidos"
"Oh my God, this sounds so ... exciting ..."
"Mire la belleza de esos paisajes ... "
"Oh yes! Everything looks wonderflul"
" ... Si ... (traductor, si no me traduces bien te envio por la hijoeputa carcel bolivariana mas dura q tenemos en ese maldito pais, carajo!)"
"Sorry?"
"No, nada corazon"
"..."
"Eliga, entonces, mi Princesa ... escoja entre todos esos lugares tan hermosos que tenemos por aca ... cual le gusta mas? que prefiere usted?"
"Mamo"

venerdì 18 gennaio 2008

Siti virtuali, fallimenti reali

Se 80.000 euro vi sembran molti ...

L'animale sbagliato

Hanno ucciso l'animale sbagliato. Io lo sapevo, qualcosa me lo diceva. Ed oggi si sa come sono andate le cose laggiù, in quello zoo.
Dispiace sempre quando uno muore, c'è sempre qualcuno che piange un caro che viene a mancare, anche se era un perfetto idiota.
Non esulto mai quando un torero finisce incornato, ma durante la corrida io resto sempre lì, idealmente sulle tribune, a fare il tifo per il toro.
Ed oggi, come ieri, il mio pensiero va a Tatiana.

"Se lo ritenete giusto, toglietemi la libertà; chiudetemi in gabbia, se credete che questo debba essere il mio destino. Fate di me uno spettacolo per bambini. Chiamatemi assassina, se volete. Mi spiace per lui, ma vegetariana non lo diventerò mai. Meglio un giorno da tigre che cento da pecora."

giovedì 17 gennaio 2008

Tifosi violenti, governatori Galan-ti

Quando dalle curve echeggiano cori beceri, si urla al razzismo, all'intolleranza, al fascismo che si annida tra gli ultras, alla subcultura del "tifoso medio" che non legge i giornali, non vede i TG, non si informa, non studia; insomma sacche di ignoranza.
Mi son sempre domandato se l'ignoranza sia esclusiva della curva.
Ho provato a contare i congiuntivi in carriera di Biscardi, ma cazzo! ho preso la licenza media e mi frustra dovere contare fino a tre ...
Allora mi sono detto: se chi vive della lingua italiana la violenta in questa maniera, sarà che chi vive da uomo delle istituzioni non le rispetta come dovrebbe?
Forse potremmo guardare altrove, non solo nel mondo delle curve, per scovare sacche di intolleranza, quel modo di essere, di fare, di pensare che ti porta ad avere degli stereotipi.
Capita, allora, che in curva si urli lo slogan: "Noi non siamo napoletani" e giù le accuse di razzismo che tornano puntuali come una cambiale. Tifosi violenti: chiudiamo le curve, perchè danno un'immagine negativa del calcio, dello sport, della città, della nazione.
E' bello, utile, necessario, forse anche catartico addossare alla curva l'origine di tutti i mali.
Poi, un giorno, dal Campanile di Piazza San Marco, qualcuno si sporge urlando implorante verso il Nord Europa:
"NOI NON SIAMO NAPOLETANI!"

mercoledì 16 gennaio 2008

Ritiri e scelte di vita

Giornatona, oggi.
Dopo il ritiro di ieri del Papa, altre scelte si avvicendano nel panorama mondiale.
Naturalmente sono in primo piano le vicende campane; il Clemente, un po' furioso, un po' innamorato, si dimette, forse irrevocabilmente. Ma si sa: se la moglie di Cesare non solo deve essere onesta, deve anche apparirlo, figuriamoci quella del Ministro della Giustizia.
Dall'altra parte dell'Oceano, invece, un grande campione lascia: Good Mourning, Zo.
Ma ... se nell'NBA, quando si ritira un campione, un giocatore che ha lasciato un segno indelebile nella storia di quella franchigia, si espone nella struttura dove gioca il team la maglietta con quel numero che nessun altro potrà mai indossare ... quale indumento dovrà essere esposto in casa di Tonino nella sala dove tiene il videoregistratore per questo ritiro?

martedì 15 gennaio 2008

eriatloV

.orlid id ottirid ortsov li etrom alla onif òrednefid am, etid ehc olleuq ovorppasiD

Oddio, sto male

Esiste il precariato. Una piaga, per alcuni, una risorsa per altri.
Il precariato che diventa flessibilità secondo i punti di vista.
Ora, comunque lo si voglia chiamare, in qualsiasi modo lo si voglia definire, il lavoro a tempo è una realtà, un concetto che è entrato nelle abitudini o perlomeno nei modi di pensare degli italiani.
Dunque, si lavora quando si può. Ma, diciamocela tutta la verità: non è una novità. Il concetto del precariato nel mondo del lavoro è sempre esistito. Anzi, di piu'!
Affianco al lavoratore precario é esistito da sempre anche il malato precario.
Il malato precario è colui che si ammala al mattino, in taluni casi il giorno prima o, se si ha a che fare con un professionista serio ed esperto, si ammala anche con una settimana di anticipo.
Il malato precario è colui che si ammala a tempo. Dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
Il tempo di svegliarsi con comodo, doccia, sana (sei malato, alimentati con cura) colazione, se si ha famiglia si riesce anche ad andare ad accompagnare il figlio a scuola ("copriti, ti ammali" "guarda che sono già malato").
Poi, dalle dieci a mezzogiorno in casa.
Se non c'è rientro alle tredici di nuovo a scuola a prendere il bambino, si pranza tutti insieme (siamo in Italia e le tradizioni vanno rispettate, anche quelle alimentari altro che questi fast food), caffettino magari al bar con gli amici ma ... occhio! alle diciassette subito a casa, ché fino alle diciannove sei malato. Sai, non si sa mai, viene il medico fiscale, che palle! (e gia', che palle, non solo sei malato, ti vengono pure a controllare, 'sti fascisti! ... cocchino ...) ma stasera ci si vede, magari ci facciamo una birra, ok?

lunedì 14 gennaio 2008

Reaparecidos

A volte ritornano. Sono i fantasmi del passato. I fantasmi di un passato buio e lugubre; un passato che gronda sangue e chiede Giustizia. Giustizia e verità.
Per quattro sabato, RaiTre ha trasmesso in un orario indecente, il sabato notte alle porte della mezzanotte, un processo intentato contro i torturatori argentini badandosi sulle testimonianze di sopravvissuti, testimoni, genitori, mamme di tanti e tanti giovani argentini scomparsi nella lunga notte della civiltà che ha segnato la fine degli anni settanta sudamericana.
Fra questi alcuni italiani e tanti figli di italiani.
Un programma, Un giorno in pretura, nato anni fa e andato avanti trasmettendo processi con alla sbarra una umanità variegata, dai rubagalline per bisogno ai criminali da prima pagina.
A cavallo fra il 2007 ed il 2008 quatro puntate scientificamente messe in un orario che avrebbe scandalizzato anche perfino Gigi Marzullo, dunque, RaiTre ha sbattuto in faccia i racconti atroci e terribili di ciò che accadeva nell'Argentina dei generali. E scusate se non faccio nemmeno un esempio: mi è bastato restare sveglio fino all'una di notte senza dire nulla, allibito ed incredulo, per avere voglia anche solo di ricordarne qualcosa.
Migliaia, decine di migliaia di uomini e donne svaniti nel nulla, lanciati dagli aerei sul mare duro ("ma, non ti preoccupare: quando apriamo i portelloni sono narcotizzati, non si rendono conto di nulla") che ne frantuma i corpi.
Di tutto ciò restano le mamme, le foto, i ricordi. Ed i fantasmi.
Ma non sono i morti, i fantasmi che ritornano. I fantasmi sono loro, sono i vivi, i vivi senza volto.
I fantasmi, oggi, sono quelli che si aggirano ancora in SudAmerica, in Europa, in Italia.
Sono gli aguzzini.
Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay ... sono molte le tappe dello sterminio. Tappe di un percorso lungo, con tante amicizie, solidarietà importanti e voci che non si sollevavano alte e forti.
Non bisogna dimenticare.

venerdì 11 gennaio 2008

Farmer "Chair" Market

A volte davvero sembra di vivere in nazioni diverse eppure ci separano solo pochi chilometri non solo da cittàma anche da altri paesi, anche più piccoli e talvolta caratterizzati da una civiltà, prima ancora che da una cultura, contadina quale quella del paesello.
Il fenomeno dell'aumento clamoroso dei prezzi dei generi alimentari nei negozi, mercati, bancarelle ecc. ha assunto caratteristiche tali da costringere la gallina a fare l'uovo (di colombo). E così, avendo scoperto l'acqua calda, non foss'altro perchè ci si scotta quotidianamente nel mettere le mani nella pentola del carovita, si è capito che in qualche maniera bisogna trovare il rimedio ai prezzi alti; quei prezzi tanto bassi in campagna quanto alti sulla bancarella.
A qualcuno è venuto in mente che dietro la parola "filiera" doveva nascondersi qualche oscuro concetto. E così, dopo un po' di sforzi quel qualcuno ha scoperto che fra le mani del contadino e quelle del cliente non si inserisce solo quella del commerciante, ma anche quella del mediatore, del grossista, del trasportatore, ecc. ecc..
Logico: tutto ha un costo; ed inevitabilmente la cicoriella tanto umile in campagna, diventa altezzosa e regale sullo scaffale del supermercato.
Trovato l'inghippo, mancava ancora il rimedio. Per fortuna, in un paese in cui per farsi capire da uno straniero si crede che sia sufficiente dire la stessa cosa in italiano, ma più lentamente, sillabando, muovendo platealmente la bocca e mulinando disordinatamente gli arti superiori, qualcuno ha studiato lingue alla "Turin Elettra Radio School" ed è venuta fuori la magica idea. Il Market Farmer. Che altro non é che comprare al mercato del contadino.
Chi, di voi che state leggendo, non ha mai comprato le cicorie, i pomodori, i cavoli dalla "sedia"? ma soprattutto: quale turista del Nord non ha mai visto queste sedie agli angoli delle strade? Chi non ha mai notato, non si é mai fermato presso quelle bancarelle al lato della strada che ci riporta a casa dopo una giornata di mare per comprare le pesche, i "percochi", le angurie, o i prodotti sott'olio, le conserve accatastate sul tre ruote del contadino generalmente burbero, con i soldi in una tasca che inevitabilmente escono arrotolati nella mano nodosa, e gli spiccioli nell'altra distesi sul palmo calloso mentre l'indice dell'altra mano seleziona la moneta da restituire, "la resta"?
Eppure, quando vidi la notizia al TG Regione, si parlava del primo market farmer a Taranto, lo ammetto: sono rimasto sorpreso nel vedere l'entusiasmo di gente che si catapultava sui banconi del contadino comprando, secondo loro, a prezzi sensibilmente (?) più bassi prodotti evidentemente più freschi.
Stamane, su Radio DJ, Linus parlava di questa cosa, del market farmer con la stessa emozione che avrebbe Gutemberg se gli ponessero davanti il Word su un computer connesso alla stampante.
Non riuscivo a capacitarmi del perchè, ma avvertivo qualcosa di stonato in quell'entusiasmo, non capivo cosa ci fosse di così eclatante nel pensare che "ci puoi persino parlare con il contadino mentre compri la frutta al market farmer".
Poi, una canzone di De Andrè messa su il giorno dell'anniversario della sua morte mi fa svanire questi pensieri agresti; almeno fino a che arrivo a Stick Street. Li' incrocio la signora Maria proprio mentre, recuperata la sua sedia con il ciuffetto dimostrativo di rape "primo taglio" e la bottiglietta di olio legata con lo spago allo schienale tarlato, torna verso casa.
"Franco, le rape!" "Mado' Maria, scusa il ritardo, ma sono stato fuori stamattina; torno solo adesso" "Vedi che, quanta gente! a chiedere: Mari' le rape c'hai? e io no, le ho finite" "Hai ragione ..." "Fra': cia sso' bbell; non devi buttare niente!" "Eh, lo so, lo so" "Tieni, sono un poco di piu' ..." "Eh! mi tratti sempre bene, Maria. A proposito: cipolle lunghe Onofrio ne porta ancora?" "Cia so', i spunzel? nooo, ue fi', sono finite ..." "Vabbe´, non fa niente; quant'é?" "Due euro" "Grazie, ciao".
...
"O' stracul! due euro; e grazie a Dio che si risparmia ... vabbé la roba é fresca, come dice Linus; non ci sono passaggi intermedi, come dice Linus; col contadino ci parlo, sono quarant'anni che ci parlo, caro il mio cazzo di Linus; non si fanno scontrini, anche se questo Linus non lo dice ... e come cazzo che le rape costano di piu' che da Barabba?"

giovedì 10 gennaio 2008

Ya llegamos


La Voce del Padrone

Ex militanti ed ex padroni. Per pagare, morire ed arrendersi, c'è sempre tempo.

mercoledì 9 gennaio 2008

martedì 8 gennaio 2008

Evviva la sincerità.

C'è chi ha tempo, voglia, chi lo fa per mestiere e si legge anche i necrologi; qualcuno perfino l'oroscopo. C'è chi invece deve limitarsi alle notizie essenziali. Ma capita che, nascoste nell'articolo apparentemente banale, ci siano quelle scoperte di cui uno farebbe, onestamente, volentieri a meno.
Sul blog dell'amico, anzi: del compagno Luigi leggo un posticino che mi titilla la curiosità (caratteristica che, da che mondo è mondo, è femmina solo di nome).
Ricordo, in effetti, una intervista radiofonica a Minoli che si trovava in Kenia nei giorni in cui scoppiarono i tumulti e le violenze. Non feci molto caso alla sua voce, distaccata ed atona, tipica di questo giornalista, ma pure ne colsi la distanza fra la descrizione che faceva degli eventi, e gli stessi accadimenti cruenti e terribili così come riportati dai media.
Messo così, dunque, quel titolo sul Corriere faceva presagire un articolo alla Lina Sotis; ed allora, cosa vuoi che mi importi di sapere come se la spassano i ricconi di sinistra nei paradisi del mondo?
Eppure ... eppure quel pezzo andava letto. Non foss'altro che per quelle due righe. Perchè un passaggio così illuminante non si trova nemmeno nelle cronache dei più sommi cronisti della storia dell'umanità, da Tito Livio a Indro Montanelli.
La sintesi, seconda solo a un geroglifico egizio, estrema nel suo devastante cinismo, nella sua accecante chiarezza come nemmeno I Soldati di Ungaretti, mi ha lasciato ... perplesso.
Ed ho pensato al Natale, quando le nostre caselle di posta si gonfiano cinicamente di volti di bimbi che ci guardano aggrappati ai seni vuoti delle loro madri, ci raggiungono i loro sguardi vuoti mentre imbracciano un fucile più alto di loro.
Immagini di un mondo che ha bisogno di aiuto. Che lo chiede ai ricchi del primo mondo, all'opulenta società che non sa di avere di più. Un mondo che chiede solidarietà e che sovente arriva da chi, magari, più che dare, avrebbe bisogno di ricevere.
La iconografia di questo nostro Paese contadino mostra immagini in bianco e nero di case delle famiglie numerose di una volta, che magari avevano pochi letti e tavoli piccoli, ma le sedie non mancavano mai e se c'era qualcuno, ci si stringeva un po'.
Il pane si divide. Ma un'aragosta ... onestamente, come si fa a compartire un'aragosta ...
«Francamente....ce ne siamo fregati. Eravamo io con mia moglie, Chicco Testa e famiglia, Giovanni Minoli e la moglie Matilde Bernabei, Pietro Calabrese e pochi altri. Cena a casa mia sulla spiaggia a lume di candela»
Definitivamente, Clark Gable aveva un altro stile.

lunedì 7 gennaio 2008

Troppo tardi

Questo link non serve più. Peccato. Peccato perchè qualcuno che ancora non lo aveva visto, avrebbe avuto una sorpresa.
Di cosa si tratta? Anzi: di cosa si trattava? Presto detto. Il loquace Mingo, il difensore civico della Puglia, il Robin Hood made in Canale 5 a saldi su teleNorba, quello che, fra le tante cose, si rese promotore della battaglia contro la sosta selvaggia a Bari, viene/veniva ripreso mentre apostrofa a male parole un vigile che gli fa notare che il suo macchinone in doppia fila proprio non poteva stare.
Frasi urlate con l'arroganza di chi sa di poter sbeffeggiare, urlando in pubblica via, un vigile urbano in servizio, un pubblico ufficiale, accompagnando le parole a gesti un po' (eufemismo) scomposti, con l'invito (al vigile) a fare che caXXo voleva, la dicono tutta su un personaggio tipicamente figlio di una notorietà televisiva basata sul nulla e che fa di ogni pulce mugnaio.
Chissà perchè il filmato non è più disponibile su You Tube!!! Sarebbe stato divertente vederlo trasmesso su canale 5 o in una puntata de "Il Graffio" magari durante una puntata dedicata ai problemi della viabilità nel capoluogo pugliese, alla presenza del Comandante dei Vigili Urbani di Bari.

domenica 6 gennaio 2008

sabato 5 gennaio 2008

Commissario

Stavolta sono d'accordo.
Basta!

Tras de ladrones, bufones

Adesso, forse, si cominciano a chiarire alcuni dubbi.
Chi è il bugiardo, chi il dinamitardo, chi sono gli uomini di buona volontà, gli "umanitari".
In tutta questa confusione, prima si disconosce l'esame del DNA, poi no, è vero, il bimbo è Emmanuel, ma ce lo hanno rapito (?).
Ladri e buffoni ...
Insomma, quale che sia la latitudine, vale sempre il detto che "chi sputa in aria ... "

5 gennaio 2002

"Bueno, señores: por supuesto todos ustedes conocen la fotografia clàsica del Machu Picchu; la foto que todo el mundo conoce es tomada desde este punto. Ahora ustedes también pueden sacar la misma foto. Y pueden decir: Yo la tomè".

Effettivamente uno tende sempre a minimizzare o sottovalutare il significato, quasi il piacere intimo del "Io c'ero".
Ma quando la televisione ti fa vedere QUELLA foto, da QUELLA posizione e non un'altra ... "anch'io, anch'io ... oh, ti ricordi?"

venerdì 4 gennaio 2008

Digiuno di preparazione? Stipendi da fame!

Se la tenacia con cui si pretendono i diritti fosse anche solo poco poco direttamente proporzionale allo sforzo di compiere a pieno il proprio dovere, certe figure poco dignitose alcune classi di lavoratori (... lavoratori ...) ce/se le eviterebbero e, certamente, acquisirebbero maggiore credibilità.
Ho sempre pensato che il concetto di evasione fiscale probabilmente dovrebbe essere esteso anche a chi, pagato per 32 ore, rende per 3,2.
Per fortuna ci siamo noi, i liberi professionisti, che con tenacia ed abnegazione facciamo fino in fondo il nostro mestiere di sfascia-sistema.

mercoledì 2 gennaio 2008

Signor Sindaco Moratti ...

Gentile sig.ra Sindaco, in questi giorni non sono mancati i servizi, nei TG e sui media in genere, sul sistema Ecopass che sarebbe dovuto entrare in funzione a Milano. Previsto per il 2008, con la tradizionale puntualità tutta milanese, ecco che allo scoccare del due gennaio, l'Ecopass entra in funzione.
La cosa interessante è che la gestione di tale sistema, a parte il controllo e la supervisione dei vigili urbani, è affidata ad un sistema di telecontrollo; praticamente una serie di telecamere puntate su alcuni strategici punti della città con il "compito" di controllare attraverso un database le targhe dei veicoli in ingresso e verificare se a tali targhe corrisponda un veicolo euro1, euro2 ecc.
Onestamente la cosa mi ricorda un sistema che qualcuno da queste parti circa due anni fa, poco meno, voleva introdurre con il nome di vigile elettronico .... Non ha avuto molta sorte quel qualcuno (almeno dal punto di vista elettorale).
E sì che Mola è la città più invidiata d'Europa, che vanta niente di meno che un fitto carteggio fra il nostro (ex)sindaco con quello di Londra (mica, mi scusi, sa? quello di Milano): si immagini, dunque, la difficoltà in questa centimetropoli di gestire BEN tre-quattro punti del paesello con l'unico discrimine di individuare due tipi di targhe: quelle accreditate dei residenti e quelle dei non residenti. Qui si sta a Mola, mica, scusi, sa? a Milano!
Chi gestisce le cose del traffico, qui al paesello, ha pensato di adottare, invece, un sistema innovativo. I suppostoni o, come vogliono chiamarli qui: i Pilomatic o dissuasori mobili. Vabbè, non sono ancora entrati in funzione, ma almeno stanno lì, ben ficcati al suolo. Ma ancor più innovativo è la strategia adottata per far fronte alla cronica carenza di organico dei vigili urbani, che parimenti potremo definire: dissuasori mobili. Certo, questa definizione potrebbe offendere una entità che da qualche tempo si aggira per le strade del paesello: le transenne. Anch'esse dissuadono (chi ha interesse a ficcarsi in una buca, in un foro lasciato da una chianca che da direttamente in mare da oltre un anno, ecc.,?) ed il loro ruolo è talmente importante che c'è chi pensa di ancorarle al suolo tanto sono stabili in alcuni punti del paesello. Sarebbe come superare la legge Biagi. Stabilizzare il precariato. Il sogno di tante. "Come va?" "Benissimo: da ieri sono un dissuasore stabile" "Beata te; io sono ancora stagionale: lavoro solo d'estate, durante la sagla del polpo".
Chi non ha timori in tal senso sono un'altra categoria, l'ennesima "risorsa" (se dicessi: l'ennesima "trovata" potrebbe sembrare che ho voglia di ironizzare ...): i paletti. Una categoria che ha trovato con il finale del 2007 la svolta per anni attesa. Sono stati regolarizzati, anzi, con un termine politico: sono stati "sdoganati". E sì! Fino a poco tempo fa se qualcuno voleva ficcare al suolo dei paletti per ... che ne so ... proteggere la vetrina del proprio esercizio commerciale da eventuali "spaccate", mica lo poteva fare: qualsiasi istanza veniva rigettata; se anche si adducevano motivi plausibili quali, ad esempio, evitare che sui marciapiedi salissero le automobili impedendo ai pedoni di camminare o ai residenti al pianterreni finanche di aprire le porte, la risposta era sempre stata la stessa: un secco NO.
Poi, certo, biogna ammettrlo in tutta onestà: i paletti proliferano al paesello. Finanche intere stradine sono state praticamente privatizzate. Certo, con paletti abusivi, ma tant'è, anche tanti lavoratori sono a nero; ed allora in questa metafora della vita che è la strada, fra transenne precarie, vigili stagionali, dissuasori mobili (in)fissi nel suolo che sembrano docenti vincitori di concorso mai assunti, cosa sarà mai un paletto abusivo che tanti occhi fanno finta di non vedere?
Ma, in questa realtà fatta di sanatorie e colpi di spugna, cosa ci impedisce di sognare? Se lo immagina? un indulto per i paletti. O, perchè no? una legge fotografia. Lo fanno i presidenti del consiglio, vuole che non lo si faccia al paesello per qualche amico in difficoltà?
Caro Sindaco Moratti, se le avanza un po' di tempo, venga " a scavalco" qui al paesello, qualche giorno, o ci mandi un suo collaboratore con delega al traffico.
Magari, vedendo queste soluzioni innovative per risolvere le problematiche connesse al traffico, alla viabilità al parcheggio, magari toglierà dalle vie della sua piccola Milano quell'insulso sistema fatto di telecamere, di tecnologia, di modernità, e la sorprenderà ficcando un po' di paletti qui e là (magari colorandoli di rosso e nero o nero e azzurro secondo il quertiere) ... dando così alla sua Milano da bere, alla capitale della moda quel non so che di europeo, quel tocco di classe, quello stile, quella raffinata estetica che solo le città che sono all'avanguardia possono avere.
Lo so, lo so, non sarà certo una Via Montenapoleone qualunque a poter competere con le viuzze del paesello ... l'unica strada con il corridoio preferenziale ... ma che ci vuole fare, sindaco? Si accontenti di essere sindaco di Milano. Gestire certe realtà, l'adozione di certe innovazioni non è mica da tutti.

martedì 1 gennaio 2008

NaHCO3

Il primo pensiero bloghettaro del 2008 esce dolorante da un cerchio che, come anello di Saturno, ha preso a circondare la mia testa. E lo dedico ad Ernesto. Grazie di essere esistito.
Ed un grazie di cuore anche al mio primo mitico ed indimenticabile blog
Mesi di minkiate in libertà (trascorsi con il piacere di avere fatto alcune nuove conoscenze, fra molti bravi ragazzi e qualche inevitabile testa di cazzo), che penso e spero stiano solo per traslocare in un nuovo spazio virtuale.
Poi ... forse rimango qui, forse torno alla base ... vedremo.
Per il momento auguro un prospero 2008 a me, alla señora, al giovane Luca, alla famiglia, agli amici ... praticamente a tutti; con una menzione particolare per le teste di cui sopra, chè a pensarci bene sono quelli che maggiormente ne hanno bisogno.
...
Infine, un in bocca al lupo d'obbligo ai satanelli. Perchè, come si dice ad Oxford:

FREG NIND: FORZAFO'