giovedì 28 agosto 2014

T'americi

Io, onestamente, sono un po' perplesso.
Questo sembra essere solo l'ultimo (in ordine di tempo, per lo meno) di una querelle iniziata nel 2009 con l'espianto antico di oltre centoventi tamerici dallo storico e (per me) mai troppo poco rimpianto Baby Park di Mola di Bari.
Chi ricorda, sa cosa accadde, anche se non si capisce bene il come avvenne tutto ciò. Restano, di quelle tamerici, il loro ricordo, quello delle ruspe, qualche balbettio, ed il rimorso di coscienza che portò alla memorabile trovata di piantare nuove tamerici a ridosso di un tratto di pista ciclabile, buone per infastidire i ciclisti con i loro rami e per installarvici i cestini porta rifiuti.
Detto che a me, personalmente, le tamerici piacciono quanto le palme (e lo dico da presidente onorario del Punteruol Rosso Fan Club), e che comunque le preferisco al pitosforo (che innaffierei ogni giorno col napalm), resto sempre perplesso quando vengono adottate decisioni drastiche di eliminare frammenti di testimonianze storiche, relegando così alle cartoline d'epoca il ricordo di com'era uno scorcio di paese.
Dice: le tamerici del lungomare Sud erano malate, almeno in parte e si è pertanto ritenuto più opportuno la loro eliminazione completa (con la ripiantumazione in altro luogo di quelle sane) piuttosto che continuare con interventi magari poco efficaci, fastidiosi, onerosi e soprattutto non rsolutivi.
OK, ci sta.
Ma a questo punto, cosa si sta pensando in loro sostituzione?
Ho letto dall'amico Giuseppe, che si parla di una soluzione ... come dire ... alloctona. Bella.
Vedendo le immagini di questi alberi, bisogna cogliere subito il lato positivo della faccenda. Con alberi così alti, frondosi e rigogliosi, sarà un gioco da ragazzi, se non eliminare, quanto meno limitare alla vista lo scempio della schiera di edifici scandalosamente brutti, eredità pesante di scelte urbanistiche vergognose dei palazzinari del passato (e non) che hanno reso ridicolmente ed irrimediabilmente brutto il colpo d'occhio che si ha del lungomare di Mola Sud guardandolo, per esempio, dal porto.
Poi, però, bisogna valutare altre cose.
A parte le scelte "etiche" (che certamente non possono e non devono essere lasciate ad uno vecchio e tradizionalista come me), quindi la reiterata consuetudine di andare a cercare all'altro capo del mondo (letteralmente) essenze "avulse dal contesto" (cit. di me stesso) mediterraneo (e San Nicola si dimostra amante dei forestieri), e/o estetiche (ma il "bello", si sa, è soggettivo), cosa ne è della funzionalità?
Va detto, per onestà intellettuale, che le palme, anche quelle stangone del lungomare Nord, almeno hanno dalla loro la certezza che i pavimenti, per quanto industriali, non corrono rischi dallo sviluppo e crescita della palma; si può dire lo stesso della collega che viene dall'Oceania? Alcuni dicono di no. Io non lo so, per questo chiedo.
Ma se fosse così, ci sarebbe da preoccuparsi e da storcere il naso, specie per uno come me che pensa ai marciapiedi come luogo per farci trastullare comodamente, appunto, i piedi e chi li usa. Mi incazzo sempre quando vedo marciapiedi belli ampi ma resi inutili da aiuole spropositate, pali della luce piazzati al centro, segnaletiche che costringono chi ci cammina col passeggino o con l'ombrello (per non parlare di chi è disabile), a scendere in strada perchè non c'è più spazio sul marciapiede.
Vabbè, saranno minchiate. Ma la qualità della vita, secondo me, si misura in tanti modi, anche piccoli. E si sa, sono i dettagli che fanno la differenza.