lunedì 31 maggio 2010

NIMSP

L'ottimo Blu non dispensa certezze (per questo lo considero un grande Amico molto in gamba), ma offre sempre spunti di riflessione accettando ed auspicando chiarimenti, osservazioni, critiche possibilmente motivate e documentate a punti di vista; che, in quanto tali, a seconda dell'angolazione, possono descrivere apparentemente realtà differenti, mentre spesso, sono solo (solo?) visioni diverse basate su priorità differenti.
Non so se la svolta nucleare in Italia si concretizzerà mai. forse seguirà i tempi di costruzione della Salerno - Reggio Calabria o avrà le stesse certezze di realizzazione del Ponte sullo Stretto.
Per il momento, in Italia mi sembra che prevalga lo spirito del SI all'energia nucleare, ma con le centrali all'estero, bilanciato quindi dal NO alla presenza delle stesse centrali all'interno dei patri confini.
Atteggiamento sintetizzato da uno dei più famosi acronimi, l'oramai universalmente noto: NIMBY.
Ma l'Italia è terra di navigatori; e la Puglia è stata dalla sorte di avere 800 e passa di chilometri di coste e di un mare che ha visto giungere e partire di tutto, trasportato dai venti che da sempre e per sempre accarezzeranno le nostre rive e le nostre montagne.
Un mare che va difeso. Certamente.
Not In My Swimming Pool.
Ma adesso, forse, si sta davvero esagerando.

venerdì 28 maggio 2010

Vaccini porcini

Il Vs. blogger preferito ne parlò qualche tempo fa.
Oggi si legge che si comincia a restituire il malloppo. O meglio, quello che persino il più scalcagnato detective del più stupido dei telefilm polizieschi rappresenterebbe la prova provata di un vero e proprio furto; o forse di una truffa sfacciatamente organizzata da uno di quei poteri forti che nessuna finanziaria "lacrime e sangue", nessuna campagna mediatica, nessuna "offensiva di governo e forze dell'ordine" riesce mai a colpire.
Le ditte farmaceutiche riescono sempre a ricavar quattrini da veri o (forse soprattutto) fasulli allarmi.
La campagna mediatica scatenata paventando il pericolo H1N1, ha secondo me rappresentato uno dei momenti di più sfacciata combine organizzata fra ditte farmaceutiche e poteri dello Stato/i; una misteriosa pandemia apparsa in Messico e Stati Uniti nella prima metà del 2009, con contagi e morti a causa di un misterioso virus che pareva avrebbe debellato l'umanità, che si pensava che l'unico che avrebbe potuto salvarci era Dustin Hoffman. Un allarme che scomparve misteriosamente dai media italiani a giugno, quando iniziava la stagione del turismo, per poi riapparire, più virulento e aggressivo che mai, verso settembre-ottobre.
L'opinione pubblica manifestava perplessità: il ricordo della aviaria era ancora troppo fresco per non insinuare nelle menti scettiche degli italiani che, forse, ci fosse qualcosa sotto; che qualcuno potesse "marciarci".
Appelli e controappelli per convincere i riottosi a vaccinarsi. "Due influenze, due vaccini", era lo slogan. Eppure ... la gente non si accalcava nè negli ospedali, nè negli ambulatori per inocularsi questo benedetto vaccino miracoloso.
Si usò il termine di "flop" per le vaccinazioni. Al contrario, quello apparve (agli occhi di qualcuno oramai troppo disilluso per non accettare lo scetticismo come scelta di vita) tutt'altro che un flop, ma bensì un successone. Un successone da parte di chi aveva realizzato qualcosa di simile ad un sei al superenalotto, con una scheda da due colonne avuta in regalo: la vendita di un antidoto ad un contagio sopravvalutato; tanto sopravvalutato che le vaccinazioni sono state pochissime nonostante il battage pubblicitario sui media incitasse al panico.
Pur con tutta la solidarietà umana a chi purtroppo è passato a miglior vita, mi destava una certa impressione il voler annoverare la morte di qualche ultraottantenne o di qualche malato terminale come dovuta a "influenza A". Non è mai stato diffuso un confronto fra le morti per l'influenza (spagnola, cinese, coreana, ecc.) che ogni anno si diffonde nel periodo invernale in Italia e in Europa. Nonostante le vaccinazioni, in questo caso, siano molte ma molte di più, ed oramai vaccinarsi, per moltissimi, rappresenta oramai una prassi consolidata.
Non so se Topo Gigio chiederà i danni per l'uso strumentale che si è atto della sua limpida immagine di pupazzo che ha accompagnato tante generazioni di bambini. A cui, credo, non è mai stato detto che ci si deve lavare le mani altrimento si sarebbero ammalati di "Influenza A".
Mi domando se a qualcuno nel governo verrà in mente di trovare un sistema per fare pagare un po' di costi di questa crisi anche alle case farmaceutiche. Che, deve essere per il mestiere che fanno ... godono sempre ottima salute.

giovedì 27 maggio 2010

Tagliatemi tutto, ma non la mia provincia

Non è questione di Berlusconi o Bossi, di DiPietro o ... (al posto dei puntini può essere inserito, a piacere del lettore, il nome del leader del PD); la questione è dell'italiano medio.
Possono bastare due soli esempi, di carattere del tutto generale: i tagli servono, ci mancherebbe altro ma fanno male e sono ingiustificati se vengono fatti "alla categoria cui appartengo"; l'ubicazione di un impianto industriale è necessaria, ma fa male ed è ingiustificata se viene scelta "casa mia" per ubicarlo. Gli esempi potrebbero essere tanti. Le eccezioni pochissime.
Sulla questione degli stipendi da tagliare, o "congelare" o quello che si intende fare, chiederei quale categoria non si senta "colpita" nell'onore, se hanno protestato anche i magistrati, i dirigenti da centinaia di migliaia di euro l'anno; per non parlare delle buonuscite di certi giornalisti del servizio pubblico.
Anche della faccenda di come ogni popolazione, comunità protesti allorquando una decisione "dall'alto" preveda la installazione di una struttura "impattante" sul proprio territorio è inutile anche solo parlarne. Il NIMBY è un mostruoso virus che ha contagiato quasi tutti, ormai.
Ma la cosa più bella (per modo di dire) o mortificante (secondo come uno la vuole guardare) è la faccenda delle province.
Nessuno le vuole, tutti difendono la propria.
Uno può dire: assurda la reazione di Bossi che dice: toccatemi Varese ed è la guerra; ma a guardarla bene, la Lega, con la sua coerenza autonomista, forse è il solo partito cui non possa essere imputata incoerenza fra i proclami di sforbiciate e tagli a destra e a manca e la reale messa in pratica dei buoni propositi.
Mi domando cosa ne pensano nella neonata BAT quando si parla di sprechi ed abolizione delle province ... intanto si fanno la guerra per dove deve essere ubicata questa o quella sede istituzionale ... perchè? facile: perchè "so' soldi!".
Serve frazionare province troppo grandi? Da un lato si, perchè l'identità di un popolo, di una comunità e via discorrendo minchiate; dall'altro lato no, bisogna accorpare perchè i tagli, i costi, gli sprechi e poi, guarda un po', inutile dividere certe identità di un popolo, di una comunità eccetera.
Uno si chiede: ma la provincia di Roma, a cosa serve? Roma da sola si mangia tutta la provicnia: quei pochi paesi, cittadine che restano, come provicnia, a cosa servono se Roma è città metropolitana? Lo stesso discorso vale per Milano. E a bari? Come funzionerà la faccenda della provincia se, anzi: quando si arriverà alla definizione di bari città metropolitana? Tolti i paesi dell'intorno, cosa resta? Monopoli e Altamura si sentiranno unite da quale "identità comune"? la BAT sarà più importante della provincia di bari che non avrà più bari nella provincia?
Diventerebbe un carrozzone bari - città metropolitana o bari-provincia? O resteranno in piedi ambedue le realtà, perchè i tagli sono da ricercare altrove, ma, inutile nemmeno starlo a ripetere: non nel mio Back Yard?
Poi, però, uno si chiede: si vota in Puglia e la provincia di Foggia ha un solo assessore, Angela Gentile, ad un assessorato di cui non gliene frega una beneamata a nessuno o quasi. Tutti gli assessorati importanti (queli dove girano i soldi, giusto per parlare come farebbero a Oxford) a bari, ai baresi (briciole anche a taranto, brindisi e Lecce). Allora, forse, una provincia ha un senso. anche in quelle realtà dove la politica la fanno i filosofi - poeti che quando si tolgono l'aureola è per tramutarla in anello da mettere al naso delle persone.
Purtroppo il dibattito, gestito dal mondo giornalistico che, malauguratamente oggi non ha più la lucidità e l'autorevolezza non dico della imparzialità ma proprio della credibilità ed onestà intellettuale, viene incanalato sui binari della semplificazione grossolana: "il governo ha detto in campagna elettorale che sarebbero state abolite le province ma sono ancora lì. La solita propaganda". Ma se venisse proposta la abolizione delle province di Isernia e Campobasso, ed il Molise diventasse come la Val d'Aosta, cosa direbbe DiPietro?
Il vs blogger preferito, come dicevo all'inizio, pensa che non sia questione di questo o quel governo: centro, destra, sinistra, non cambia la sostanza.
Parafrasando la pubblicità di alcuni anni fa di una nota marca di orologi: "tagliatemi tutto, ma non la mia provincia".

venerdì 21 maggio 2010

Chianche tu, Bruto, figlio mio ....

Al paesello la polemica sulla sparizione delle chianche si sovrappone alla tante altre che stanno accompagnando la faticosa realizzazione del Fronte Mare. Una opera importante, divenuta modesta nel tempo, che pure ha finito con l'assumere connotati faraonici, se si pensa ai tempi di realizzazione; anche se in Egitto credo che ci abbiano messo meno tempo a costruire le Piramidi (diverso è il discorso delle facce di Sfinge che negli ultimi anni non sono mancate ... ma qualcuno prima o poi dovrà parlare ...).
Tornando al problema delle chianche: qui il problema è serio, e invece c'è chi fa di tutto per sminuirne la portata. In malafede perchè è noto a tutti che il materiale lapideo in questione rappresenta merce costosa.
Non foss'altro perchè, se si fosse trattato di robaccia, nessuno si sarebbe sognato di andar nottetempo a trafugare pietre per mettersele (secondo i dicuntur) nel giardino di casa.
Qualcuno continua a fare il furbo, dunque. E si sa, i furbi vivono sugli stolti. E sugli ignoranti.
Ma c'è sempre la speranza che all'ignoranza si possa porre un freno. Basta aprire una pagina di internet per vedere che a pochi chilometri da casa qualcuno ritiene un reato trafugare pietre dai muretti a secco; tanto reato da giustificare la necessità di appostamenti in campagna.
Al paesello nemmeno una recinzione seria hanno inteso piazzare ...

giovedì 20 maggio 2010

Date obolum Belisario (e una cosa di soldi pure a Santoro)

Quando il contratto di Falcao, ai tempi in cui giocava nella Roma (erano i primi anni '80), era in scadenza, cominciò un tira e molla con l'allora presidente giallorosso Viola. Dopo lunghe trattative (parecchie trombate, varie corna e qualche figlio lasciato in giro qua e là per la Capitale), finalmente, il campione brasiliano raggiunse l'accordo con la società capitolina.
Si racconta che, per spiegare le ragioni della scelta di Falcao di restare ancora a Roma, dagli schermi di una emittente privata romana un tal "Pato", sedicente fratello di latte di Falcao, spiegò con il suo divertente italiano frammisto a portoghese: "Paulo Roberto no ha scelto di rimanere i Rroma pi soldi. Paulo Roberto ha scielt di rimanere i Rroma pi scield d vid. Ogni scielt d vid: un miliardo!". Ed alla parola "un miliardo" sollevava il pollice verso la telecamera.
Di sofferte scelte di vita miliardarie il mondo del calcio è pieno.
Giusto per rimanere in Italia, ma a Milano, ricorderei la recente scelta di vita di un altro brasiliano, Kakà, che prima fa la scelta di vita di non andare a Manchester sponda City, dovendo lasciare i romantici guadagni della Champions che il Milan ancora gli garantiva, e poi, soffrendo, pochi mesi dopo, ne fa un'altra ancor più dolorosa andando a Madrid, sponda Real.
Scielt d vid.
Si preannuncia un'altra clamorosa scielt d vid a Milano, ma sull'altra sponda del Naviglio; Murigno potrebbe anche lui andare al Real Madrid, anche lui per una scielt d vid.
Ora, a parte che mi accorgo che i tre esempi sono tutti riferiti a gente che parla portoghese, ma come caXXo è che non c'è mai nessuno che dice che decide di cambiare aria per i soldi? No: gli stimoli, la scelta di vita, la voglia di fare nuove esperienze, e tutta una serie di belle parole, comunque farcite da tanti zeri.
Non bastasse il calcio, ci si mettono anche gli uomini di spettacolo.
Qui la faccenda si fa più delicata. Perchè non si salutano solo i propri tifosi, cui un giro di campo con la bandiera sulle spalle e la sciarpetta al collo e la manina alzata a salutare, può essere sufficiente ... quando si va nel mondo dello spettacolo (il giornalismo non è spettacolo, ma la TV si) non ci sono i tifosi: c'è il pubblico, il MIO pubblico.
Michele Santoro, ottimo manager di se stesso, si è guadagnato una buonuscita mica da ridere. Le polemiche non mancano. In tempi di ristrettezze, il gestore della pubblica piazza, e talora gogna, dove tante volte gli eccessi sono stati criticati, si accorda con l'amata-odiata azienda, becca una bella manciata di quattrini e si accorda per il genere "docu-fiction".
Matrigna RAI, un'amica mi ricorda "la sottoscrizione on line per trasmettere raiperunanotte con la quale i suoi fans hanno donato 5 euro per contribuire alle spese dell'andata in onda" e mi dice "..... scricchiola un po' nella mia testa 'sta cosa........".
Effettivamente un po' scricchiola, se è vero che in tanti son rimasti perplessi (i fans sui blog) o hanno preferito non commentare (Travaglio, Ruotolo, Vauro ...).
Santoro, da parte sua lamenta la "fuga di notizie"; lui avrebbe voluto che la cosa dell'accordo con la Rai fosse venuto fuori in un secondo momento; nel frattempo si difende. Profeta, dice che avrebbe subito tre anni di mobbing (in realtà è dalla prima puntata della edizione scorsa di AnnoZero che va ripetendo che chissà se il giovedì successivo sarebbe andato in onda, visti i tempi che corrono ...), e che si sentiva accerchiato. Come Custer.
Ora, questa storia di Custer ... (trascrivo ciò che ho scritto altrove); "fin da bambino vedevo i film di indiani e cowboy. Col tempo ho imparato a fare il tifo per gli indiani. E se c'era un "culo pallido", una "giacca azzurra" che mi stava sui coglioni, beh quello era proprio il generale Custer. Non ho mai goduto così tanto come quando i Sioux, dopo averlo circondato, gli sono piombati addosso e gli hanno fatto un culo come una capanna. Anzi, come un tepee."
Custer a Little Big Horn ci ha lasciato le penne. Santoro, il salernitano Santoro (guarda caso salernitano come John Martin, ossia Giovanni Martini, il trombettiere emigrato unico sopravvissuto a Little Big Horn), dall'accerchiamento, invece, ne è uscito. E direi anche che ne è uscito benissimo.
Insomma: un eroe!

mercoledì 12 maggio 2010

Testa di Chicco

Già il titolo della trasmissione ... "Cominciamo bene" ... e si, cominciamo bene questa nuova era nucleare in Italia.
L'ex (ex?) compagno Chicco Testa minaccia Mario Tozzi pensando di farsi scudo del microfono disattivato.
Ora, a parte la figura di merda di essere stato sgamato e rimproverato in diretta dalla conduttrice che nemmeno quando La Torre passò il bigliettino a Bocchino su La7 o quando Mike Bongiorno sgamò la concorrente col fogliettino nascosto nel reggiseno ... cioè, è proprio il fatto di minacciare così un interlocutore che è sorprendente ....
Insomma, possiamo dire che in Italia è iniziata l'era del nucleare in-civile.

ingratitudine 2.0

Mi metto alla ricerca di una immagine per una idea che mi era venuta in mente (sono quei momenti così rari da fissarli e lasciarli a perenne memoria), e digito la parola "berlen" nella finestra del motore di ricerca più diffuso al mondo.
E cosa esce?

GIUSEPPE BERLEN drummer and composer WEB SITE
Biografia, discografia, collaborazioni ed attività didattica curata dall'autore.www.giuseppeberlen.it/ - Copia cache - Simili

http://www.nicoberlen.it/
-Parlano i Fatti; -Parlano i Progetti;. Lo Staff. PostHeaderIcon GO ON - NicoBerlenTV. C'HA FATT BERLEN. Leggi tutto. PostHeaderIcon Cari Cittadini ...www.nicoberlen.it/ - Copia cache - Simili

Cioè, Nico ... è bastato che qualcuno abbia messo in giro la voce che hai perso le elezioni e già ti preferiscono l'artista di famiglia ... voglio vedere mo' che ci sarà un incidente alla centrale nucleare che costruiranno, a cosa servirà la batteria a questi ingrati compaesellani ...
Oddio, qualcosa per i cattivi odori provenienti da Martucci poteva essere fatto. E non era nemmeno così pericoloso come fare scudo alle radiazioni ...

sabato 8 maggio 2010

You'll Never Kick Alone

Appena terminato l'incontro di calcio fra Lazio e Inter, terminato con la patetica felicità dei tifosi della Lazio per avere perso anche la partita, oltre che la faccia, i tifosi della Roma, punti nell'orgoglio e desiderosi di essere sempre superiori agli odiati laziali, cadevano nella frustrazione per non sapere come fare per fare peggio dei biancazzurri.
In loro soccoro è giunto il calendario, che ha previsto a pochi giorni di distanza, prima la sfida (persa, in casa) con la Sampdoria, poi la finale (persa, in casa) con l'Inter. Ma soprattutto, il Capitano; il Pupone. Quello che, fra un libro di barzellette e vari spot pubblicitari, non si fa mancare nulla, in campo; e così, dopo avere sputato agli avversari e avere mandato affanculo gli arbitri, non si fa sfuggire l'occasione di prendere a calci l'avversario "negro" (probabilmente "di merda", che non guasta mai, specie se si tratta di Balotelli), per poi piagnucolare "di essere rimasto solo".
Cocchino.
E allora, eccoli lì, i romanisti, i tifosi, quelli che il loro capitano non lo lasciano mai solo.
I tifosi, quelli veri, i loro beneamini, non li lasciano mai camminare soli.
I miserabili, invece, si uniscono per aiutare a prenderlo a calci, l'avversario.
DeRossi, uno cui tutto certamente si può dire tranne che non sia un tifoso giallorosso, un "core de Roma", appena vede il suo capitano prendere a calci , vigliaccamente, alle spalle, Balotelli, si mette le mani nei capelli (scena al minuto 1.01). In quel gesto di DeRossi sta tutta la delusione per un gesto infame, per un uomo piccolo piccolo, per un vigliacco. Un poveraccio che sarà in buona compagnia, domenica prossima; accompagnato da tanti come lui.