mercoledì 23 aprile 2008

Non so se a te ti, ma a me mi

Il bello delle riviste, settimanali o mensili che siano, è che si possono leggere a distanza di tempo e risultare ancora attuali. Anche notizie col sapore di pronostico non sono mai così buffe come i titoli della Gazzetta dello Sport la domenica sera o gli sms degli interisti il 5 maggio 2002 alle 15.
Del resto i settimanali, ad esempio, puntano su editoriali ed interviste ed è normale che non ci sia bisogno di leggerli in giornata per trarne ugualmente spunti di riflessione.
La casualità, dunque, mi ha fatto capitare tra le mani il Magazine del Corriere della Sera del 13 marzo scorso. Quello con in copertina un aitante GW Bush in maniche di camicia (il tradizionale paio di braccia sottratte all'agricoltura?) seduto sul suo Pick Up e relativo articolo con un neologismo ispirato alla bruttezza dei vari: vallettopoli, calciopoli, moggiopoli, ecc.: bushismo.
Dico: la casualità, perchè all'interno c'è un interessante articolo di Angelo Panebianco sul candidato Obama; un articolo letto, guarda caso, proprio all'indomani della ripresa delle eterne primarie democratiche, quelle in Pensylvania, quelle della vittoria di Hillary iosperochevincalei Clinton e che di fatto sembra riaprire scenari possibili su chi perderà contro Mc Cain alle prossime presidenziali USA.
Tutto ciò premesso, queste righe c'entrano con l'obiettivo di questo mio post come il classico cavolo c'entra con la ancor più classica merenda.
Infatti, ciò che mi ha colpito dell'articolo è stato il titolo.
"Ma a noi cosa ci conviene" (che vinca Clinton, McCain, Obama; ndb)
Ricordo che mia madre, insegnante elementare, anzi: maestra elementare (avete presente l'allegro suono delle voci dei bambini che, dai loro piccoli banchi di scuola, alzano la mano e gridano "Signora maestra, signora maestra ..."?) non transigeva: "O dici: a me piace, o dici mi piace; ma a me mi piace no! è un errore". E sono sicuro che nemmeno Gigi Proietti nel pieno della sua giovinezza, vestito nella sua candida livrea di cameriere gentile, offrendole un buon caffè con le tre S* (o con le tre C**, a scelta) sul ponte aperto alla immensità dell'oceano di una nave da crociera da sogno, le avrebbe mai fatto cambiare idea.
Che poi, Panebianco deve averci ripensato, visto che nell'articolo si legge un: "a noi cosa conviene", che sembra avere fatto giustizia di un ci di troppo.
Sicuramente il mio italiano è estremamente povero; conscio, cerco sempre di fare il possibile, e talvolta penso tutto sommato di riuscirci, per non turbare troppo il sonno del mio illustre conterraneo.
Fra Panebianco ed il sottoscritto, il giornalista non sono io. Ma a me mi pare che quel titolo sia sbagliato.

* Servito, Scottante, Seduto (il segreto del buon caffè secondo mia nonna Giuseppina)
** Cazz e Cum Còc (chiunque, in quei bar dove usano ancora le tazze doppie basse e larghe ad elevata inerzia termica, dopo essersi ustionati le labbra)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Franko ti ringrazio per l'enorme fiducia che riponi nella mia persona credendo senza indugi alla mia parola ma, perdona la mia domanda: stai a ferro? :D

Anonimo ha detto...

?

Anonimo ha detto...

http://forum.corriere.it/scioglilingua/20-03-2008/panebianco_su_magazine_n_11-1041829.html

Anonimo ha detto...

... è sempre bello sapere di non essere soli ...
evidentemente avere un bimbo di tre anni responsabilizza molto ...