mercoledì 15 aprile 2009

Pasquetta bagnata, Pasquetta fortunata? no, di merda.

Il mondo non si ferma a Pasqua, e nemmeno la Terra, in Abruzzo.
Continuo a pensare che una cosa sia migliorare la conoscenza di un fenomeno complicato quale è un terremoto, un meccanismo pieno di variabili complesse che, come tutti i meccanismi, per essere previsto deve essere conosciuto in tutte le sue variabili.
Finora possiamo solo parlare di fenomeni precursori; questo non basta a fare una previsione. A meno che il concetto di previsione non comprenda nè il momento preciso, nè il luogo preciso e che con il termine preciso non si contempli il margine di errore spazio-temporale.
Mettere poi nello stesso calderone le ipotesi di previsione di un modello interessante ma non ancora esaustivo ed i criteri banditeschi con cui sono stati costruiti tanti edifici pubblici e non, significa secondo me commettere un errore, anche piuttosto grossolano, per il semplice fatto che sono cose che afferiscono a tempi e situazioni diverse. Fatta ovviamente salva la buona fede di chi fa questi ragionamenti (cosa non sempre vera).
Se, poi, si parla di costruzioni approvate e realizzate esattamente sulla direttrice di una faglia (attiva), allora mi permetto di dire che non serve fare previsioni con modelli matematici complessi: dire che una faglia si sposta è quasi un pleonasmo,perchè una faglia esiste per muoversi. E lì sopra non ci si mette nulla e punto.
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Testate, sputi ... frecatevi!
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Intanto in Bolivia un Presidente della Repubblica inizia uno sciopero della fame per sollecitare da parte del Parlamento, la approvazione della nuova legge elettorale. Metodi non violenti, in cui un capo di stato ci mette, come sul dirsi, la faccia.
Poco più a Nord, invece, a Caracas, Chavez ha studiato un sistema nuovo per ovviare da eventuali brutte sorprese elettorali. Il suo refrendum, infatti, quello vinto poche settimane fa, consente di potere eleggere all'infinito un capo di governo. Ma cosa accadrebbe se vincesse l'opposizione? Alora il buon Hugo ha pensato ad una legge che lo mette al riparo da brutte sorprese. Il mio amico (posso?) Francesco, tempo fa titolò un: "Così si fa" che grida ancora giustizia. Per intanto questo titolare del tanto e da tanti decantato "laboratorio politico del SudAmerica" a me preoccupa, e molto.
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Una puntatina al paesello, infine.
Giusto per constatare che i proverbi, le "voci di popolo" hanno sempre un fondamento: il molese ha la testa dura.
I lavori in corso sul lungomare, ed i pesanti disagi che stanno comportando in termini di viabilità e per la carenza di parcheggi, pensavo avrebbero indotto a modificare un po' le abitudini dell'indigeno.
A mesi di distanza dalla transennatura, la prova del fuoco: la domenica di Pasqua.
Le frotte di automobili provenienti da chissà quanto lontano(!) testardamente si sono affacciate cercando un posto che non poteva esserci.
Leggo sul sito di Città Nostra che potrebbe aprirsi alla periferia Sud del paesello un centro commerciale con le caratteristiche di un quasi-ipermercato; e penso che anche per comprare dei chiodi o il sale per lavastoviglie bisognerà mettersi in auto.
Pensavo che, a parte le considerazioni sulla occupazione e sulle ripercussioni sul tessuto economico della comunità, a qualcuno l'ipotesi di essere sempre più schiavi dell'automobile poteva essere motivo di riflessione.
Vedendo tutte quelle auto e i volti indifferenti a se stessi al loro interno, ho pensato che forse qui, al paesello, avere sempre nuovi pretesti per andare in auto il più possibile è proprio quello di cui si ha bisogno.

PS - cosa c'entra il titolo con il resto del post? Niente.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

però che bravo, hai emulato umberto eco, infatti Il nome della rosa come titolo del romanzo non c'entra niente.

Franko ha detto...

Sonouno dei pochi che non ha letto quel libro ... libro ... libro ... libro ...