venerdì 21 ottobre 2011

"Morto un rais se ne fa un altro" (cit.)

Sarkozy ha dichiarato che non si dovrebbe mai gioire della morte di un uomo, qualunque siano state le cose da lui commesse in vita.
Ma si: per sorridere c'è sempre tempo; tipo alla prossima firma per le forniture di petrolio libico alla Francia.
Mentre, una parolina sui civili morti sotto i bombardamenti francesi no? Morti "necessari" per raggiungere l'obiettivo finale: Gheddafi, appunto.
Poi, si lascia "l'ingrato compito" di fare fuori il rais a dei rivoltosi e la NATO se ne esce con l'ipocrisia di "aprire un'inchiesta sul perchè hanno ucciso Gheddafi dopo averlo catturato vivo". Certo che l'ipocrisia è assai.
...
Considerazione personale:
Gheddafi è morto nel modo più giusto, quello che più si meritava. Morto ucciso e poi vilipeso da gente del suo popolo; popolo che aveva subito per decenni gli effetti del cinismo del loro leader, quel popolo che ha vissuto l'orrore di una guerra civile, con le crudeltà e le nefandezze che solo le guerre civili sono capaci di generare.
Gheddafi è morto come Mussolini, e come Mussolini non era più un uomo ma un simbolo, il simbolo di crudeltà che solo la Giustizia può e deve giudicare secondo criteri di Umanità.
Ma un popolo offeso, ferito, vilipeso, massacrato, non incarna la Giustizia, quel popolo ha tutto il diritto di fare quello che ha fatto ad un simbolo dell'orrore e della ferocia.
A Gheddafi gli è anche andata bene. A Mussolini e famiglia fu riservato un trattamento anche peggiore. E proprio da quel popolo che storicamente incarna la quintessenza del voltagabbana.
Gli italiani facciano bene a tacere.

Nessun commento: