martedì 15 gennaio 2008

Oddio, sto male

Esiste il precariato. Una piaga, per alcuni, una risorsa per altri.
Il precariato che diventa flessibilità secondo i punti di vista.
Ora, comunque lo si voglia chiamare, in qualsiasi modo lo si voglia definire, il lavoro a tempo è una realtà, un concetto che è entrato nelle abitudini o perlomeno nei modi di pensare degli italiani.
Dunque, si lavora quando si può. Ma, diciamocela tutta la verità: non è una novità. Il concetto del precariato nel mondo del lavoro è sempre esistito. Anzi, di piu'!
Affianco al lavoratore precario é esistito da sempre anche il malato precario.
Il malato precario è colui che si ammala al mattino, in taluni casi il giorno prima o, se si ha a che fare con un professionista serio ed esperto, si ammala anche con una settimana di anticipo.
Il malato precario è colui che si ammala a tempo. Dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
Il tempo di svegliarsi con comodo, doccia, sana (sei malato, alimentati con cura) colazione, se si ha famiglia si riesce anche ad andare ad accompagnare il figlio a scuola ("copriti, ti ammali" "guarda che sono già malato").
Poi, dalle dieci a mezzogiorno in casa.
Se non c'è rientro alle tredici di nuovo a scuola a prendere il bambino, si pranza tutti insieme (siamo in Italia e le tradizioni vanno rispettate, anche quelle alimentari altro che questi fast food), caffettino magari al bar con gli amici ma ... occhio! alle diciassette subito a casa, ché fino alle diciannove sei malato. Sai, non si sa mai, viene il medico fiscale, che palle! (e gia', che palle, non solo sei malato, ti vengono pure a controllare, 'sti fascisti! ... cocchino ...) ma stasera ci si vede, magari ci facciamo una birra, ok?

1 commento:

Anonimo ha detto...

...fantastico ^_^