giovedì 18 settembre 2008

Fuga del cervello

La tristezza di assistere in TV agli spiaggiamenti di delfini, balene, tartarughe e più in generale di qualsiasi forma animale, è un sentimento che prende tutti.
Non bisogna essere "animalisti" per non provare un senso di smarrimento di fronte ad un delfino agonizzante in prossimità di una spiaggia.
Ci rechiamo quasi ogni giorno in macelleria e, fra fegati squartati e conigli decapitati, scegliamo quale pezzo di bovino sia migliore per la pizzaiola; basta che non sia cavallo perchè ... brrr che impressione ...
E ci rechiamo al mercato ittico dopo il fermo biologico con la stessa ansia con cui un inglese va verso il pub il venerdì sera, e lì ci perdiamo fra teste di tonni e tranci di palombo, senza pensare che l'unico modo di gustarsi una aragosta è gettarla viva nell'acqua bollente e farla morire così, disperata e senza speranza.
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Il delfino spiaggiato, invece, quello si, ci fa una pena, poverino.
Ovviamente nessuno si muove a compassione quando, spiaggiata, compare la nostra amica, la Posidonia oceanica. Amica del nostro simpatico assessore, la Posidonia oceanica è uno dei tanti miracoli della natura. Un po' come il maiale, non si butta niente. Fondamentale per gli ecosistemi marini da "viva", può tornare utile anche da "morta", quando correnti e mareggiate la trascinano anche in grandi quantità sulle spiagge e rive.
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Se c'è una cosa, però, che a me personalmente mette tristezza è il cervello spiaggiato.
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Inutile tornare sulla storia delle tabelline; oramai mi sono arreso da tempo. Poi, però, non venitemi a dire che uno ha i preconcetti.
Siamo tutti felici (...) che al paesello si stiano sviluppando studi all'avanguardia sia in campo agronomico che ambientale, e la particolare attenzione che si ha riguardo il recupero della Posidonia oceanica spiaggiata, il suo riutilizzo come compost.
Ma perchè chi scrive (appunto: chi scrive?) non si limita a dire di questi progressi invece di sparare la solita ---- (*)?
Non è sufficiente informare che è importante sotto molti punti di vista la possibilità "di impiegare la posidonia come materiale strutturante nella produzione di compost e di sottrarla così allo smaltimento in discarica" evitando di aggiungere che lo smaltimento in discarica "provoca produzione di percolato"? Che non è che non sia vero. Ma è come dire che dovremmo evitare di mangiare perchè mangiare provoca la produzione di merda.
"E inquinamento delle falde acquifere". Ma quando mai? In quali discariche abusive ed incontrollate vengono conferite le posidonie raccolte lungo i litorali per provocare l'inquinamento delle falde acquifere? Da quel che ne so, le discariche, per essere idonee devono rispondere al primo e fondamentale requisito di essere impermeabili. Ovviamente insinuare il tarlo del sospetto che una discarica è una infrastruttura inquinante per definizione ("sottrarla così allo smaltimento in discarica che provoca produzione di percolato e inquinamento delle falde acquifere") può significare solo una delle due cose:
- chi ha scritto l'articolo non sa di cosa parla;
- chi ha scritto l'articolo sa benissimo cosa ha voluto fare intendere scrivendolo in quel modo, con la stessa buonafede utilizzata per esporre le tabelline quella sera.

(*) spazio da riempire a scelta del lettore

1 commento:

Anonimo ha detto...

è il tempo delle rape?

spero che arrivino presto quelle do polignano