sabato 22 novembre 2008

USA e getta

L'attualità delle chiacchierate nello spogliatoio dopo la partita del martedì e quelle del dopo-consiglio comunale del giovedì.
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Insomma, gli Stati Uniti non ne fanno realmente una buona. Sì, va bene, c'è stata la elezione di Obama, con il suo carico di significati simbolici e di speranze post-bushiane. Ma intanto c'è la recessione, i fallimenti dei Lehman bros e co., ovviamente l'imperialismo e quella dannata voglia di continuare ad essere i "gendarmi del mondo" e la prima potenza mondiale, i Number One.
Ma ... eccolo lì che spunta un ma.
L'Africa continua a vivere tragedie inenarrabili, con l'ONU dannatamente inutile, incapace e sopraffatto dalla ferocia di una guerra infinita e crudele alimentata da ... chi dà alimento a queste regioni così povere da non potersi permettere nemmeno il riso eppure così ricche da possedere le riserve per il futuro (giacimenti di diamanti, rame, idrocarburi ...).
Gli imperialisti a stelle e strisce? Sono sempre e solo loro i lazzaroni planetari?
Sono anni oramai che, a fronte di liste del Ministero degli Esteri in cui compaiono paesi come Cina e India fra i Paesi del Terzo e Quarto Mondo, paesi "in via di sviluppo", gli stessi Paesi sono in cima alle classifiche di crescita come potenze economiche, industriali e militari mondiali.
Paesi che stanno investendo, nella discrezione del silenzio della opinione pubblica e mediatica, vagonate infinite di dollari ed euro che entrano in queste poche nuove e moderne casse, e si trasformano in tutto: in vestiti, in tecnologia industriale, in armi.
Tutti pazzi per Obama, tutti pazzi per gli USA.
Il baricentro del mondo si sposta e noi, Italietta in declino, perdiamo il fiuto, la capacità genetica di capire per primi qual è il carro dei vincitori su cui salire.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Franko, il rapporto a cui tu rimandi, in realtà, pur essendo autorevole, non dice niente di nuovo.

Già entro la fine di quest'anno la Cina supererà la produzione industriale degli USA e se il G8 si è deciso ad estendere al G20 il coinvolgimento in materia economico e finanziaria, un motivo ci sarà.

Infatti, non si possono ormai prendere più decisioni globali in un club ristretto, quando il volume della produzione dei G8 si è portato già da diversi anni al di sotto del 50% del volume della produzione mondiale, a vantaggio delle economie emergenti o già emerse.

L'economia, si sa, fa da apripista, seguono i nuovi equilibri geo-strategici e militari: insomma, parafrasando, è proprio il contrario di quanto diceva Napoleone ("l'intendenza seguirà": in questo caso l'economia), e infatti, non a caso, Napoleone ebbe la sua Waterloo.

Rebus sic stantibus, gli USA dovrebbero, nel giro di un ventennio al massimo, declinare al punto da diventare solo un comprimario sulla scena internazionale.

Con quali effetti però è tutto da dimostrare: sarà meglio? Sarà peggio? Temo che un mondo multipolare, dove il peso delle nazioni democratiche diminuisce e aumenta di converso quello degli Stati autoritari (Cina, Russia) o magmatici e dal profilo incerto (India, Brasile, Corea, ecc.), non sarà un bel mondo in cui vivere e che finiremo col rimpiangere il ruolo di supremazia degli USA (pur con tutte le sue storture).

Però, c'è un però.... E quel però è determinato dal "fattore umano": che, come è noto, nella Storia alla fine assume un peso non trascurabile.

Sappiamo tutti che fu la politica keynesiana di F.D. Roosevelt a risolvere la crisi del '29 e sappiamo tutti che Bretton Woods fu il nuovo accordo mondiale che fino ad oggi ha retto (per oltre 60anni) l'economia e la finanza.

Attendo di leggere l'ultimo numero di "Limes" ("Progetto Obama") per capire se e come e fino a che punto Obama potrà lanciare un nuovo e aggiornato "New Deal" politico-economico-strategico.

Molto dipende da Obama e dalla sua squadra: non è scritto negli astri che gli USA debbano per forza decadere.

Anonimo ha detto...

Il tuo commento è per me utile e lo condivido.
Non capisco però perchè pensi che abbia voluto dire qualcosa di nuovo citando quel rapporto. L'ho letto stamane, l'ho riportato come semplice considerazione, come sempre provo a fare su questo spazio, muovendo dal paesello a dove mi porta la lettura. Non ho pretese di dire nulla di nuovo.
Pitigrilli scriveva nella sua autobiografia: non datemi consigli: so sbagliare da solo. Ed anche io conosco i miei limiti. E mi piace manifestarli; magari imparo qualcosa.
Peraltro, sia pure con lo stile contorto che preferisco dare ai miei commenti, dicevo esattamente ciò che scrivi anche tu: "Temo che un mondo multipolare, dove il peso delle nazioni democratiche diminuisce ... e che finiremo col rimpiangere il ruolo di supremazia degli USA (pur con tutte le sue storture)."
Infine, mio caro amico Frisbee, la mia considerazione andava non già in direzione Usa, quanto piuttosto in direzione Africa. Un luogo preda da sempre degli appetiti dei potenti del momento. Si faceva man bassa di uomini ai tempi della schiavitù; se ne continua a fare oggi saccheggiandone le risorse e massacrandone le genti.
Ieri i lanzichenecchi erano europei e americani. Che domani possano avere gli occhi a mandorla è uno scenario che mi spaventa non poco.

http://www.semana.com/noticias-mundo/congo-erupcion/117972.aspx

"Sin embargo, las diferencias políticas han pasado a un segundo plano ante las razones económicas, pues en Congo confluyen los intereses de los grupos en contienda, de los vecinos africanos, de inmensas multinacionales y de las potencias mundiales. Un ejemplo claro de lo anterior son las recientes inversiones por más de 9 mil millones de dólares de China, un país que no ha puesto trabas para lograr acuerdos comerciales con naciones africanas que Occidente rechaza por las violaciones a los derechos humanos."

Anonimo ha detto...

Franko, ma non voleva essere una critica nei tuoi confronti....

Dicevo semplicemente che la questione della possibile decadenza USA è già ben nota da tempo. Tutto qua.

Quello che mi sembra nuovo è invece la possibilità che quella decadenza non ci sia: e qui molto dipende dalla politica che farà Obama.

Quanto all'Africa hai perfettamente ragione: la Cina vi sta conquistando spazi di influenza economica, politica, militare e strategica davvero notevoli. E questo non può che preoccupare.

Mentre Al Qaeda e USA si fanno la guerra per il controllo del petrolio in Medio Oriente, la Cina ha bypassato la questione e ha puntato direttamente su fonti alternative e gigantesche di materie prime proprio in Africa.

Naturalmente, fregandosene di diritti umani e quant'altro. Anzi, armando la mano di pericolosi e sanguinari personaggi.