venerdì 5 giugno 2009

Il sindaco che non c'è

Questo è un breve, brevissimo post dedicato alla mia città.
Una città stratificata. E dunque una città ricca di storia. Perchè la stratificazione è storia.
Chi la conosce, sa che la mia città ha una storia lunga.
La si può scoprire andando al British Museum a Londra, o più semplicemente in Via Arpi.
O attraversando le campagne, fra coppe e marane. O magari, scendendo nelle "fosse", o attraverso impervie scale raggiungendo un primo, un secondo, un terzo livello ...
La stratificazione di case su case che segna l'evoluzione dell'uomo.
Oggi la stratificazione sociale si misura passeggiando per le vie della città, con la sola accortezza di non girare la testa, di non voltare lo sguardo "dall'altra parte".
Domani si vota per il sindaco, nella mia città, dopo il disastro di cinque anni che sono durati una eternità.
Ma se fossi stato lì, probabilmente non avrei scelto nemmeno uno di quei candidati sindaco. Improbabili voltagabbana, candidati con l'avversario di ieri, denigrando l'amico di ieri.
Oppure, avrei scelto un personaggio dal cognome foggiano, che sembra dire che il destino non è cieco ma, forse, solo bizzarro.
Antonio Barbone, il clochard.
Oggi, Antonio Barbone, candidato sindaco di Foggia, chiude la sua campagna elettorale. Sul suo palco delle panchine di Piazza Vittorio Veneto, e ad ascoltarlo ci saranno i suoi sostenitori, i suoi elettori. Elettori virtuali di un sindaco virtuale che continuerà a dare loro voce su uno spazio virtuale.
Qualcuno dovrà, però, farsi carico di una realtà che sarà magari nascosta agli occhi di chi non vuole vederla. Nascosta, ma non virtuale. Nascosta, ma dannatamente reale.

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