giovedì 20 maggio 2010

Date obolum Belisario (e una cosa di soldi pure a Santoro)

Quando il contratto di Falcao, ai tempi in cui giocava nella Roma (erano i primi anni '80), era in scadenza, cominciò un tira e molla con l'allora presidente giallorosso Viola. Dopo lunghe trattative (parecchie trombate, varie corna e qualche figlio lasciato in giro qua e là per la Capitale), finalmente, il campione brasiliano raggiunse l'accordo con la società capitolina.
Si racconta che, per spiegare le ragioni della scelta di Falcao di restare ancora a Roma, dagli schermi di una emittente privata romana un tal "Pato", sedicente fratello di latte di Falcao, spiegò con il suo divertente italiano frammisto a portoghese: "Paulo Roberto no ha scelto di rimanere i Rroma pi soldi. Paulo Roberto ha scielt di rimanere i Rroma pi scield d vid. Ogni scielt d vid: un miliardo!". Ed alla parola "un miliardo" sollevava il pollice verso la telecamera.
Di sofferte scelte di vita miliardarie il mondo del calcio è pieno.
Giusto per rimanere in Italia, ma a Milano, ricorderei la recente scelta di vita di un altro brasiliano, Kakà, che prima fa la scelta di vita di non andare a Manchester sponda City, dovendo lasciare i romantici guadagni della Champions che il Milan ancora gli garantiva, e poi, soffrendo, pochi mesi dopo, ne fa un'altra ancor più dolorosa andando a Madrid, sponda Real.
Scielt d vid.
Si preannuncia un'altra clamorosa scielt d vid a Milano, ma sull'altra sponda del Naviglio; Murigno potrebbe anche lui andare al Real Madrid, anche lui per una scielt d vid.
Ora, a parte che mi accorgo che i tre esempi sono tutti riferiti a gente che parla portoghese, ma come caXXo è che non c'è mai nessuno che dice che decide di cambiare aria per i soldi? No: gli stimoli, la scelta di vita, la voglia di fare nuove esperienze, e tutta una serie di belle parole, comunque farcite da tanti zeri.
Non bastasse il calcio, ci si mettono anche gli uomini di spettacolo.
Qui la faccenda si fa più delicata. Perchè non si salutano solo i propri tifosi, cui un giro di campo con la bandiera sulle spalle e la sciarpetta al collo e la manina alzata a salutare, può essere sufficiente ... quando si va nel mondo dello spettacolo (il giornalismo non è spettacolo, ma la TV si) non ci sono i tifosi: c'è il pubblico, il MIO pubblico.
Michele Santoro, ottimo manager di se stesso, si è guadagnato una buonuscita mica da ridere. Le polemiche non mancano. In tempi di ristrettezze, il gestore della pubblica piazza, e talora gogna, dove tante volte gli eccessi sono stati criticati, si accorda con l'amata-odiata azienda, becca una bella manciata di quattrini e si accorda per il genere "docu-fiction".
Matrigna RAI, un'amica mi ricorda "la sottoscrizione on line per trasmettere raiperunanotte con la quale i suoi fans hanno donato 5 euro per contribuire alle spese dell'andata in onda" e mi dice "..... scricchiola un po' nella mia testa 'sta cosa........".
Effettivamente un po' scricchiola, se è vero che in tanti son rimasti perplessi (i fans sui blog) o hanno preferito non commentare (Travaglio, Ruotolo, Vauro ...).
Santoro, da parte sua lamenta la "fuga di notizie"; lui avrebbe voluto che la cosa dell'accordo con la Rai fosse venuto fuori in un secondo momento; nel frattempo si difende. Profeta, dice che avrebbe subito tre anni di mobbing (in realtà è dalla prima puntata della edizione scorsa di AnnoZero che va ripetendo che chissà se il giovedì successivo sarebbe andato in onda, visti i tempi che corrono ...), e che si sentiva accerchiato. Come Custer.
Ora, questa storia di Custer ... (trascrivo ciò che ho scritto altrove); "fin da bambino vedevo i film di indiani e cowboy. Col tempo ho imparato a fare il tifo per gli indiani. E se c'era un "culo pallido", una "giacca azzurra" che mi stava sui coglioni, beh quello era proprio il generale Custer. Non ho mai goduto così tanto come quando i Sioux, dopo averlo circondato, gli sono piombati addosso e gli hanno fatto un culo come una capanna. Anzi, come un tepee."
Custer a Little Big Horn ci ha lasciato le penne. Santoro, il salernitano Santoro (guarda caso salernitano come John Martin, ossia Giovanni Martini, il trombettiere emigrato unico sopravvissuto a Little Big Horn), dall'accerchiamento, invece, ne è uscito. E direi anche che ne è uscito benissimo.
Insomma: un eroe!

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