giovedì 28 giugno 2012

Quelli tedeschi sono!

Dice: quanto mi stanno sul cazzo i tedeschi. Mio nonno mi diceva: "quelli tedeschi sono". E lui aveva fatto la guerra, aveva avuto a che fare con gente veramente brutta. è comprensibile che uno associ una brutta esperienza, tragica, della propria vita ad una intera nazione, popolo, e discendenza fino alla settima generazione. Vabbé, uno magari invece pensa a Wagner o a Beethoven, e ha un'altra idea.
"Quelli tedeschi sono" ma lo dice con l'ammirazione ed il rispetto che si devono ad un popolo laborioso e preciso, perché ha apprezzato la forza di un popolo che ha saputo trovare la umiltà di uscire da una tragedia inenarrabile come la seconda guerra mondiale, e diventare la locomotiva economica di un continente.
C'è chi tiene in stanza il poster di Che Guevara e chi, pensa un po', quello di Albert Einstein ...
Ma si, dai, quando si parla di "tedeschi", mica si vuole generalizzare. Mica vogliamo stare appresso ai luoghi comuni, altrimenti, qualcuno pensa che ... si vabbè, è come se in Germania dicessero: "Gli italiani: pizza, spaghetti, mandolino, mafia, mammoni ... e poi Berlusconi, il malaffare, la corruzione, ...".
Onestamente a me i tedeschi non stanno sul cazzo, come sto leggendo da tante parti, in questi giorni, su internet, sui social network e, con altre parole, sui quotidiani sportivi (e non solo).
Personalmente ricordo quando, da ragazzi, si faceva il campeggio con gli amici: la prima cosa era vedere un luogo ed un periodo in cui ci fossero i tedeschi. I tedeschi mo’ … LE tedesche. E quella lontana estate del 1982, quando il refrain: “Paolo Rossi goleador” riusciva a fare andare di traverso cornetto e cappuccino a quei poveri crucchi che facevano colazione al bar del campeggio. Magari, invece, era che oltre al cappuccino ed al cornetto c’era il boccale da litro di birra fredda alla spina alle 9 e mezzo, forse; questa è una cosa che non siamo mai riusciti a capire, ma che fa? Il 3-1 di Altobelli che esultava distrattamente, quasi quanto oggi Balotelli, ci ripagava abbondantemente di quel dubbio, e il ditino indice di Pertini che oscillava a destra e sinistra mentre diceva, felice: “Non ci prendono più”, prima di riabbottonarsi la giacca, sono una di quelle cose che non si dimenticano. E non mettono rancore, ma allegria. E la allegria smorza sempre i risentimenti.
Dice: “Quelli tedeschi sono”. Ma in cosa?
Vabbè, dai, si fa per dire. Lo so. È una maniera di esorcizzare una partita di pallone, una rivalità sportiva e, soprattutto, calcistica.
Ma pur sempre “Quelli tedeschi sono”. Già; forse è per questo che lì non si assiste ai teatrini squallidi tipo: calcio-scommesse, doping amministrativo, ecc. ecc.
“Quelli tedeschi sono”. Tedeschi … Strana gente, questi calciatori tedeschi, con i loro nomi strani e quei lineamenti somatici a dir poco imprevedibili: Boateng, Ozil, Khedira, Gomez …
No. Onestamente a me i tedeschi non stanno sul cazzo. Non ne vedo il motivo. E mi sembra profondamente sbagliato e fuori luogo provare risentimento verso un popolo e riversarlo in una partita di calcio, solo perché la Merkel, lo spread, gli euro-bond, l’economia ...
….
I francesi, invece no. Quelli si che mi stanno sul cazzo!!!! Vaffanculo! Come ho goduto quando li hanno sbattuti fuori, supponenti del cazzo, voi e quella ex-modella tutta fi-fi che crede di fare la cantante … ma tenetevela quella troia!

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