giovedì 22 maggio 2008

MAN-U

Mentre ancora si stavano scolando alcune casse di birra, visto che le bottiglie di vino erano vuote oramai da tempo, in quel pomeriggio di un lontano 25 agosto 2000 (giorno più, giorno meno), l'unico italiano in mezzo a quel branco di inglesi zeppi di alcool e lucidi come uno scacchista durante una finale masters, esterefatto ma impossibilitato a tirarsi fuori da quel vortice etilico, nota una scritta fra i tatuaggi di quel braccio nerboruto.
MANU
"What's that?"
"MAN U"
(e grazie al cazzo, starò ubriaco ma so leggere) "What does it means?"
"OH! Manchester United: Man U"
Altri etilici sollevarono le maniche delle t-shirt e altre MANU apparvero. La compagna dell'energumeno cui avevo chiesto il significato di quelle lettere, un donnone che sembrava più la sorella maggiore di Obelix, non fu da meno. Grazie al cielo non aveva avuto il desiderio di tatuarsi il seno ma, anche lei, il braccio. La povera Sheila sorrise e, scuotendo la testa, disse che a lei del calcio non interessava nulla. Piuttosto avrebbe tifato Manchester City, per solidarietà agli sfigati tifosi della seconda squadra di Manchester. Le grida di disapprovazione e di scherno si confusero con la risata allegra della mia amica, mentre si rollava l'ennesima sigaretta senza nemmeno appoggiare a terra la bottiglia di birra. Dannate sigarette.
A Manchester, a parte il Il Museo delle Scienze e dell'Industria, e quello annesso all'Old Trafford dedicato al Manchester United, non è che ci sia poi più di tanto.
La finale di Champions League non poteva che svolgersi sotto una fitta pioggia. Si giocava a Mosca, ma poteva essere qualunque posto del mondo. Doveva piovere. Non poteva non piovere, nella notte delle stelle, mentre ad affrontarsi sono due squadre inglesi. Il novantesimo, i supplementari, i rigori. Sbaglia la stella, poi sbaglia la bandiera. Sbaglia il francese che dovrà essere consolato da Platini. L'olandese reietto diventa eroe.
Una finale così non poteva che essere vinta dal Manchester United. Immagino che molti bicipiti si sono scoperti, sollevando l'ennesima pinta nei tanti pub da cui non hanno smesso, nemmeno per un istante, di scorrere fiumi di birra.
... Alle 23.40 su RaiUno ragionevolmente doveva iniziare l'ennesima puntata sul caso Cogne-Franzoni. Ragionevolmente. Non c'è nulla di ragionevole nel pensare che una finale di Champions League debba finire puntuale come un treno giapponese cronometrato da un orologio svizzero.
La diretta del Tg5 iniziava in perfetto orario, alle 23,20, e Mentana era felice: sembrava un ragno che si era appena pappato una Vespa.
Alle 0,42, invece, su RaiUno c'è ancora il faccione di Gasparri che dal TG parla di ... ma Gasparri, di qualunque cosa parli, che ca**o volete che dica?

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