lunedì 30 marzo 2009

Sil(v)icon Valley

L'impatto mediatico è stato giustamente elevatissimo. L'organizzazione penso che abbia sfiorato la perfezione. L'entusiasmo alle stelle. Il processo di fondazione del partito del Popolo delle Libertà ha avuto il suo culmine domenica mattina, quando il Presidente del Consiglio ha concluso i lavori del nuovo soggetto politico, alla guida del Paese presumibilmente per i prossimi anni.
Fra i campi in cui la mia ignoranza è maggiormente ferrata (enciclopedica, come direbbe Pitigrilli), c'è indubbiamente la politica. Posso solo, dunque, fare delle considerazioni da utente mediatico. E, sinceramente, secondo me c'è poco di nuovo all'indomani della convention berlusconiana, tranne che:
Forza Italia esiste ancora: solo che ora si chiama PdL;
An non esiste più, anche se ora si chiama PdL;
i gruppuscoli generosamente chiamati "partiti minori" non esistevano prima e non esistono ora ma adesso si chiamano PdL.
I "colonnelli" di AN, i vari Larussa, Gasparri e co, sono degradati a caporali.
E Fini, che poteva essere leader di un partito moderno, se solo avesse avuto il coraggio di portare avanti istanze quali ad esempio il voto amministrativo agli immigrati, ha abdicato al ruolo istituzionale di Presidente della Camera; laddove sembra voler svolgere con orgoglio burocratico il suo formale compitino in un Parlamento (in cui la carica di Presidente del Senato è da tempo scomparsa nella figura di Schifani) sempre più svuotato di forza, sollecitando istanze che da segretario sottomesso a Berlusconi non poteva fare.
A chi rimproverava, appunto, che Fini fosse troppo sottomesso alla preponderante personalità di Berlusconi, si rispondeva che in questo modo comunque si era al governo e si aveva voce in capitolo.
Ed ora? Ora che Fini non è più niente? Se avesse detto ieri che la legge sul testamento biologico deve essere una legge laica e così com'è il testo licenziato dal Senato (la stanza di Schifani) non risponde a questi requisiti, cosa sarebbe accaduto? E la equazione immigrato - delinquente da rigettare, da ministro l'ha mai portata all'ordine del giorno?
Politicamente, oggi, Fini da terza carica dello Stato non è più niente.
E la nazione è in mano ad un leader che fa del culto della personalità la sua potenza; che si circonda di tanti Guido Angeli, idolatri riconoscenti dell'Aiazzone di turno. Che forma le liste elettorali con lo stesso criterio con cui gestisce le prime file alla convention del partito.
Le vestali sono pensionate, ormai: la fiamma si è spenta. E tutto sommato è meglio così.
Se avesse continuato ad ardere si sarebbe potuto correre il rischio, hai visto mai? di sentire, intensa, la puzza di bruciato.
Partito di plastica.

3 commenti:

umberto D ha detto...

Ti sbagli: Fini non poteva essere leader di un partito moderno, in quanto la maggior parte degli iscritti non lo seguiva più, in quanto Fini 'va oltre', è il pioniere della destra moderna ed è avanti 15 anni rispetto a tutti i militanti.
Per lui è molto più facile combattere in un partito più grande ed eterogeneo.
Meno male che Fini c'è in questo nuovo partito...

Franko ha detto...

sarà ... oggi, vedendo il manifesto, l'ennesimo, dei liberali a Mola, ho avuto la impressione che la bandiera italiana avesse le sembianze di una fiammma.
Meno male che Matteo c'è!
(dai, Umberto, che sto ridendo)

umberto d ha detto...

Tranquillo...tanto ormai noi la fiamma l'abbiamo spenta, tranne un nostro militante che ce l'ha tatuata sul braccio...